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Bassi e la Ferilli coppia per la tv: «I teatri chiusi? Una cattiveria»

bassi ferilli

Ettore Bassi con Sabrina Ferilli e la piccola Caterina Sbaraglia

Occhi profondi, recitazione pulita e intensa. Di quelle in grado di trascinare lo spettatore in un universo di emozioni forti. Le stesse che Ettore Bassi, attore classe 1970 nato a Bari ma formatosi a Torino dove visse gli anni dell’adolescenza, riesce a trasmettere ogni volta che sale su un palcoscenico (sua la parte che fu di Robin Williams nella trasposizione teatrale di “L’attimo fuggente”) o appare in tv. Ci hanno visto bene, quindi, i produttori Simona e Ricky Tognazzi, nell’affidare a lui il ruolo di Sergio, il marito della protagonista Sabrina Ferilli nella serie “Svegliati amore mio” che debutterà stasera in prime time su Canale 5.

La risposta Mediaset all’ondata di titoli Rai affidata ancora una volta alla sua interprete “preferita”, l’intensa Sabrina Ferilli, scelta dopo il successo della straziante “L’amore strappato”. Qui veste i panni di Nanà, una mamma alle prese con una figlia malata di leucemia a causa dell’acciaieria vicina alla loro abitazione e nella quale lavora, appunto, il marito.

Una parte intensa, difficile, come l’ha affrontata?

«Ci sono entrato con un percorso di analisi nei confronti della situazione che quest’uomo si è trovato a vivere - spiega Ettore Bassi -. E’ stato un percorso interessante fatto di mille sfaccettature dell’animo. Lui è alle prese con un conflitto interiore molto forte, combattuto tra l’eventuale salvezza della figlia e il suo lavoro».

Ma sua moglie Nanà lo aiuta a decidere...

«Sabrina Ferilli interpreta una donna molto forte, lei individua per prima la causa della tragedia che stanno vivendo, e quindi la battaglia che devono intraprendere, lo capisce molto prima del marito».

Com’è stato lavorare con Sabrina Ferilli?

«E’ stata la prima volta, si è creata da subito una bella collaborazione. Abbiamo instaurato un clima di apertura e semplicità».

Cos’ha scoperto di lei?

«Ho scoperto che è una donna molto decisa nel perseguire i propri progetti».

Siete diventati amici?

«Sì, diciamo di sì. Il set è una famiglia che si crea e poi si scioglie lasciando ognuno alla propria vita».

Lei è papà di tre figlie. Quanto ciò l’ha aiutata sul set, quanto no?

«Da papà ho usato sentimenti diversi. Da un lato il fatto di essere padre mi ha dato una consapevolezza che mi è servita. Dall’altro, mi sono dovuto proteggere cercando di non pensare mai a come sarebbe se mi trovassi di fronte a mia figlia».

La fiction è stata girata lo scorso autunno, in pieno Covid. Cosa significa stare sul set in questo momento?

«E’ un incubo, per via dei continui tamponi e delle procedure che tutto il cast è costretto a seguire».

Il cinema e la tv lavorano, mentre il teatro è completamente fermo da un anno...

«La cattiveria nei confronti dei teatri è ingiusta. La considero un’usurpazione violenta. Io avevo due tournée in programma, tutto saltato. Qui si parla di lavoro, di famiglie. E’ un dramma senza senso».

Dopo il successo a “Ballando con le stelle” le hanno proposto reality?

«Sì, ci hanno provato a coinvolgermi, ma non farei mai reality, li considero perversioni della realtà. Ballando è diverso, è una gara che mi ha messo alla prova».

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