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25 Giugno 2021 - 07:43
Dati i tempi - la pandemia, il lockdown, l’incertezza generale- non sembrava davvero il momento giusto per realizzarla, ma la presidente del Museo Egizio di Torino, Evelina Christillin, non si è data per vinta e «costi quel che costi - ha detto - questa cosa dobbiamo farla». È nata così “Alla ricerca della vita”, la nuova sala permanente, inaugurata ieri al primo piano del museo di via Accademia Albertina, che racconta attraverso sei storie di mummie, la vita ai tempi dell’Antico Egitto. Fulcro dell’esposizione è infatti una teca allestita per contenere 91 delle 103 mummie appartenenti alle collezioni del museo, 6 delle quali sono ora svelate al pubblico. «Per l’Egizio non si tratta solo di una ripartenza ma di un vero rilancio - è ancora la Christillin- . Bisogna investire sulle collezioni permanenti, su qualcosa di nuovo che resti». Di qui l’idea di un deposito altamente tecnologico per conservare le mummie. L’hanno battezzato “Sala della vita”, anche se contiene mummie, perché gli egizi, spiega il direttore Christian Greco, «non erano ossessionati dalla morte ma dalla vita». E aggiunge: «Si tratta di esposizione di resti umani e l’Egizio non l’ha fatto con leggerezza, consapevole delle implicazioni etiche che ciò comporta. Nel 2019 abbiamo commissionato un’indagine presso i nostri visitatori da cui risulta che il nostro pubblico vuole vedere i resti umani».
Realizzata con il sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni artistici di Torino, presieduta da Giorgio Marsiaj, la Sala ricostruisce, con un suggestivo progetto multimediale di Paolo Barbieri, la vita di persone vissute tra il 4000 e il 2000 a.C., scelte in base all’età, dalla gravidanza alla vecchiaia. Si inizia dunque da un feto, accuratamente imbalsamato e avvolto in una cassa lignea, si prosegue con la mummia di un bambino di 4-5 anni vissuto in epoca tolemaica e quindi con quella di un’adolescente, una ragazza di circa 13 anni. L’età adulta è invece rappresentata da una donna della presunta età di 16 anni e di un uomo, un alto funzionario della corte del faraone Thutmosi I di cui sono esposti i resti e il corredo funebre. La vecchiaia è rappresentata da una donna di, ahimè, 50 anni.
Uno spazio particolare è poi dedicato all’imbalsamazione e ai suoi significati simbolici e religiosi. Il tutto, inoltre, viene raccontato in un video fruibile anche on line. Una nuova chicca dunque per un museo fortemente provato, come tutti, dalle conseguenze della pandemia. “Lo scorso anno - specifica la presidente - abbiamo avuto il 72 percento di ricavi in meno e il 70 percento di presenze in meno, mentre in questi due primi mesi di riapertura abbiamo registrato 15 mila presenze. Ma nonostante tutto chiuderemo il bilancio in pareggio, grazie anche ai contributi ricevuti dal ministero”.
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