Quando Ferdinando II di Borbone, durante una visita di Stato a Lecce nel 1859, seppe che la città stava preparando in suo onore una rappresentazione de “Il Trovatore” di Verdi, disse: «Ma che Trovatore e Trovatore, voglio sentì Don Checco; me voglio divertì». Sì, perché il “Don Checco” di Nicola De Giosa è molto divertente. Divertiva il re delle due Sicilie che non si perdeva mai una recita. Divertì moltissimo gli spettatori del Teatro Nuovo di Napoli dove l’opera debuttò nel 1850 e replicò per 95 serate. Divertì per i quattro decenni successivi gli spettatori dei principali teatri europei, dove veniva regolarmente rappresentata. E ora divertirà il pubblico del Cortile di Palazzo Arsenale dove il capolavoro del compositore barese andrà in scena martedì prossimo alle 21 (in replica giovedì 28 e sabato 30 luglio alla stessa ora) per il Regio Opera Festival.
E sarà un “Don Checco” «estremamente divertente», promette il regista Mariano Bauduin che firma il nuovo allestimento coprodotto con la Provincia di Lecce. La rassegna a cielo aperto del Regio, che ha visto dal 1° luglio scorso, dopo il lungo periodo di commissariamento da parte dell’attuale assessore torinese alla Cultura Rosanna Purchia, l’insediamento del nuovo sovrintendente Mathieu Jouvin- «è arrivato con la famiglia, ha già preso casa a Torino e ora è al lavoro nel suo studio» - fanno sapere dal teatro di piazza Castello -, scommette dunque su uno degli ultimi grandi successi dell’opera buffa napoletana dell’Ottocento, inspiegabilmente dimenticata per oltre un secolo. Fu ripresa, infatti, solo nel 2014 in una coproduzione del Teatro San Carlo di Napoli e del Festival della Valle d’Itria di Martina Franca.
In quell’occasione interprete applauditissimo nel ruolo del protagonista era il baritono Francesco Ommassini, lo stesso che martedì salirà sul palco di via Arsenale e insieme con il baritono Carmine Monaco, il soprano Michela Antenucci il tenore David Ferri Durà racconterà una storia semplice. La storia d’amore di due giovani, Carletto e Fiorina, contrastata dal padre di lei, l’oste Bartolaccio, e che avrà un felice epilogo grazie a quel Don Checco che, inseguito dai creditori fino alla taverna di Bartolaccio, viene scambiato per un ricco aristocratico. Una commedia degli equivoci, con le scene sono di Claudia Boasso, i costumi di Laura Viglione, le luci di Lorenzo Maletto e la revisione musicale di Lorenzo Fico. Una commedia che Bauduin rende “estremamente divertente” con un po’ di fantasia e immaginazione.
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«Ho immaginato - spiega il regista - che, oltre alla taverna di Bartolaccio, facesse da dirimpettaio anche l’ingresso del Teatro San Carlino, quasi come se quel Teatro e la sua anima antica vivessero oltre che nella storia; il personaggio di Don Checco è diventato lo stesso Antonio Petito (un attore teatrale napoletano tra i più apprezzati interpreti di Pulcinella, ndr.) e il suo Pulcinella, e così tutti gli altri personaggi a cui ho restituito quel linguaggio scenico e poetico del teatro di parodia di metà Ottocento. Ho aggiunto, inoltre, il personaggio di Don Mario Luzi, storico impresario del Teatro San Carlino, anch’egli una parodia di sé stesso, come si trova in moltissime commedie di “teatro nel teatro”».
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