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13 Agosto 2022 - 06:18
Fausto Coppi, Manoel Francisco Dos Santo detto Manè o per tutti Garrincha e una squadra di Kiev nata nel campo di concentramento che sconfisse gli aguzzini tedeschi ma perse la vita tentando la fuga. Tre storie parallele che danno vita allo spettacolo “L’angelo di Coppi”, liberamente tratto dal libro di Ugo Riccarelli, in scena questa sera dalle 21 con ingresso gratuito, negli spazi del campo sportivo di Fenestrelle, per il cartellone del festival “Teatro e letteratura”, a cura di Tangram Teatro. Quando lo sport si fa poesia, senza scadere nella retorica. La voce recitante è di Patrizia Pozzi, per l’adattamento di Gianni De Matteis che ha curato le ricerche.
La cantante Silvia Carbotti con Max Carletti alla chitarra, completano il cast fornendo l’adeguato accompagnamento musicale. Cos’hanno in comune dunque l’Airone di Alessandria che volava in bicicletta, l’ala destra più forte al mondo che sconfisse la poliomelite da piccolo e ingannava gli avversari con il suo caratteristico dribbling e la formazione calcistica che ispirò “Fuga per la vittoria” film del 1981 con Sylvester Stallone nell’inedito ruolo di portiere e il grande Pelè nei panni di Fernandez? Apparentemente nulla, in realtà tutto. Sono tre storie esemplari che dimostrano come sia possibile andare oltre il semplice gesto sportivo entrando direttamente nella storia, con la esse maiuscola. A caratterizzare queste vite parallele sono, certo, le grandi imprese, ma anche piccole grandi miserie compiute da esseri umani. Era difficile prevedere che un ragazzino nato nelle favelas e considerato uno “sgorbio” a causa della sua infermità, conquistasse due campionati del mondo con il Brasile nel 1958 e nel 1962.
E poi, visto che la vita fa il suo giro ed ha i suoi disegni imperscrutabili, Manè Garrincha, doveva morire a cinquant’anni dopo avere giocato nei campetti di calcio vicino Roma e avere speso il denaro guadagnato tra donne e alcool. Un destino non dissimile doveva toccare a Fausto Coppi, piemontese di Castellania, piccolo centro dell’alessandrino. Come nell’“Albatros”, la famosa poesia di Baudelaire, anche Coppi, in sella alla sua bici, la mitica Bianchi, dominava le strade, ma una volta sceso dai pedali, tornava ad essere un uomo normale, persino un po’ goffo.
Due uomini forse banali, ma in realtà immensi, mentre la squadra di calcio di Kiev sarà da qualche parte, impegnata in eterne sfide con il Grande Torino.
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