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24 Gennaio 2023 - 09:19
Quattro amici, una piazza, tanta voglia di suonare e il gioco è fatto. Un gioco che per loro, per Oskar, Naska, Enrico, Rudy, ovvero gli Statuto, dura dalla bellezza di quarant’anni. Un traguardo non da tutti e che merita una festa. L’appuntamento è già fissato, si tratta di sabato 28 gennaio quando la band che porta il nome della piazza torinese in cui si è formata, nel 1983, si esibirà al Cap10100 dei Murazzi per una notte davvero speciale sulle note dei brani più importanti della sua carriera. Una storia particolare quella degli Statuto, famosi sempre, star mai. Troppo particolare la loro musica, capace di passare da Sanremo al Leoncavallo, dal Festivalbar al Traffic, alla loro amatissima curva granata. Signori dello ska poi amalgamatosi con il soul e il powerpop, il loro genere è unico e incatalogabile, e proprio per questo, forse, intramontabile. Così come il loro stile Mod, elegante, soprattutto oggi, nell’epoca nerd, quando anche il passato, fatto di cravatte fantasia, mocassini e l’immancabile Vespa, sa di futuro. Non è difficile così incontrarli ancora, il sabato pomeriggio, in piazza Statuto davanti a quelli che oggi si chiamano i Giardini Ezio Bosso.
«Già. E’ intitolato a lui, adesso, al mio caro amico fraterno Xico, questo giardino - racconta Oskar -. Lui è cresciuto con noi, è stato anche il nostro batterista e ogni volta che tornava a Torino veniva a passare il sabato pomeriggio qui».
Quarant’anni, un bel traguardo. Come sarà il live?
«Sarà l’occasione per registrare dal vivo i brani del prossimo album. La scaletta, fatta dai nostri maggiori successi, “Piera”, “Qui non c’è il mare”, “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo”, e così via, è stata scelta dai nostri fan attraverso i social».
Siete sempre riusciti a vivere di musica?
«Dal 1992, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, sì. Certo non navighiamo nell’oro, non siamo star, ci consideriamo operai della musica».
Gli Statuto e il Toro.
«Siamo tifosissimi e siamo sempre presenti allo stadio, in curva Primavera. Sosteniamo la squadra, l’auspicio è che si possa sempre migliorare».
Siete nati dalla strada, cosa pensate dei talent?
«Non possiamo che pensarne bene, gli Omini, che quest’anno si sono fatti conoscere a “XFactor”, sono i figli del nostro chitarrista».
Cosa c’è nel vostro futuro?
«Il disco con anche quattro inediti, un tour. Sanremo? Perché no, se mai avremo il brano giusto».
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