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Bebe Vio, l’oro e poi le lacrime: «Ad aprile ho rischiato la vita»

Bebe Vio giornale

Cinque anni dopo ancora loro, ancora lei. A Rio De Janeiro la finale del fioretto individuale categoria B alle Paralimpiadi era stata Bebe Vio contro la cinese Zhou Jingjing e allora la ragazza di Mogliano aveva vinto il suo primo oro chiudendo 15-7. A Tokyo la 24enne azzurra, che ci ha emozionato portando la bandiera ma poi ha pensato soltanto alla sua gara rinunciando anche alla sciabola, non ha sentito né il peso del pronostico né l’emozione per la finale. Questa volta è finita 15-9, ma il copione in fondo è stato lo stesso perché Bebe è stata avanti per tutto, l’assalto senza mai voltarsi indietro.

Un urlo quando ha chiuso, una liberazione che ha fatto scoppiare la festa nel clan azzurro. Bebe ha festeggiato in lacrime, poi in conferenza è arrivata la spiegazione: «Non credevo di arrivare fin qui - ha spiegato la campionessa olimpica -, perché ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell’arto sinistro, ndr) e morte entro poco. Sono felice, avete capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, si chiama anche Accetta tra l’altro... È stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro».

«Bebe ancora una volta - ha commentato Luca Pancalli, Presidente del Comitato Paralimpico Italiano - ha dimostrato di essere una atleta di grande talento e di grande temperamento. Non è stato un periodo facile per lei. Nonostante questo è riuscita a tirare fuori tutta la propria forza per raggiungere questo obiettivo straordinario. Una vittoria nel pieno spirito del paralimpismo: dare sempre il massimo con il cuore e la determinazione, contro tutte le avversità». E oggi Bebe ci riproverà nella gara a squadre insieme anche alla torinese-rpmena Andreea Ionela Mogos. Quello di Bebe Vio è stato l’unico oro ma sono arrivate altre quattro medaglie. Un argento e un bronzo nella prima giornata del triathlon Anna Barbaro e la sua guida Charlotte Bonin (ex grande azzurra del triathlon per atleti normodotati) nella Ptvi femminile e con Veronica Yoko Plebani nella PTS2 femminile. Non poteva mancare il contributo del nuoto che ha timbrato ancora una volta il cartellino. Argento per Xenia Francesca Palazzo nei 200 misti SM8 battuta solo dal fenomeno americano Jessica Long. E bronzo anche per Stefano Raimondi, terzo nei 100 metri stile libero S10.

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