l'editoriale
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04 Settembre 2021 - 07:46
Testa bassa e lavorare, senza sbandierare dove si vuole arrivare: anche il presidente Urbano Cairo la pensa come il suo direttore tecnico, Davide Vagnati. «Non dico quali obiettivi abbiamo, ma ci sono i presupposti per fare un’annata diversa dalle ultime due - dice il numero del club di via Arcivescovado - e adesso conta soltanto lavorare e dimostrare che le cose fatte possono portarci a dei risultati». Il rapporto con il tecnico Ivan Juric ha rischiato subito di incrinarsi, il patron ci tiene a precisare la situazione: «Il mercoledì precedente alla chiusura del mercato, il mister ha voluto dare la sua opinione - spiega Cairo dal palco di Dogliani, dove si è tenuto la decima edizione del “Festival della tv e dei nuovi media” - e io la rispetto, come faccio sempre: ho fatto un investimento importante per prendere uno come lui, senza fare austerity, perché se lo merita, e poi gli ho dato i giocatori che mi aveva chiesto nei limiti del possibile». Già, perché la crisi è importante, «la peggiore degli ultimi trent’anni - sottolinea il presidente del Torino - perché si sono persi ricavi ma le spese sono rimaste uguali: gli stadi erano deserti e gli sponsor sempre in calo, così si è arrivati a una perdita del 30 per cento circa».
E anche le trattative estive hanno pagato le conseguenze: «C’è chi non ha fatto nulla e chi ha venduto giocatori importanti, io volevo dare e ho dato - aggiunge Cairo - anche se mi sarebbe piaciuto farlo prima del 31 agosto, ma è stato un mercato difficilissimo: in ogni caso io stavo già intervenendo, abbiamo preso profili interessanti come Praet e Brekalo, abbiamo fatto un investimento su Zima per il quale il mister ha preso informazioni, sono con noi anche Pobega e Pjaca». Ora il progetto è su più stagione: «A Juric non chiedo l’Europa, l’ho detto anche a lui, ma sarà un anno di transizione e dobbiamo costruire - il percorso tracciato dal patron - e mi sono affidato a un allenatore molto bravo: lo ha dimostrato con la promozione a Crotone e con i buoni risultati raggiunti a Verona nonostante una rosa striminzita, lo stimo». E poi ci sono i temi di attualità come il vaccino e il caso Blakstone: «Ho fatto il sierologico ieri (giovedì, ndr) e ho ancora gli anticorpi alti dopo essermi ammalato a ottobre», dice l’editore, spiegando perché non si sia ancora vaccinato. Su Blackstone, invece: «Non c’è alcuna giurisdizione territoriale in America, la competenza è solo italiana: è partito l’arbitrato in Italia, noi e i nostri legali riteniamo che non ricorrano minimamente gli estremi perché il giudizio venga formulato in America».
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