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La Juve passa a Firenze con un’autorete al 92°. Vlahovic, quanti fischi

FIORENTINA-JUVENTUS
Nel derby di Milano il nulla, tra Fiorentina e Juventus quasi. Se queste due semifinali di Coppa Italia dovevano essere uno spot alla nostra Serie A, meglio cambiare regista e sceneggiatore. Ma conta lo 0-1 e tanto basta. Allegri vara la difesa in “3D”, ma solo per le iniziali dei suoi protagonisti perché di tridimensionale questa Juve ha poco. L’impressione fin da subito è quella di una squadra remissiva, persino troppo nel concedere campo agli avversari ed eventualmente ripartire. Ci mette un po’ la Fiorentina a prendere le misure e i tentativi da fuori sono telefonate che Perin riceve come il migliore dei centralinisti. Ma Arthur, che pure si rivela prezioso in copertura, non ha mai un uomo con cui dialogare e la distanza tra la mediana e le due punte sembra il Sahara. Fatale quindi che una partita già sulla carta di sofferenza diventi da trincea. E quando comincia ad accendersi Ikonè sono sempre dolori perché De Sciglio non riesce a reggere la sua progressione anche se la mira dell’ex Lille, come dimostrerà poi pure più avanti, è da tarare. Terraciano si limita a fare da spettatore e anche l’ingresso di Cuadrado per Akè, assolutamente impalpabile, non sposta gli equilibri. E nemmeno l’occasione migliore per i viola, con Ikonè perfetto nel controllo e scellerato nella conclusione con tre quarti di porta libera, scuote le coscienze. Vlahovic si crea praticamente da solo un’occasione facendo a sportellate con Igor che per una volta ha sostituito Milenkovic, ma questa volta il suo sinistro è timido e non per colpa delle bordate di fischi che non lo abbandonano un secondo. Allegri butta dentro Morata che dovrebbe dargli una mano e invece si nasconde, ma per fortuna dei bianconeri la Fiorentina da metà ripresa comincia ad afflosciarsi, come se tutto sommato giocarsela alla pari nella partita di ritorno stesse bene pure a lei. Poi però ci pensa Cuadrado, anzi Venuti con il tocco nella porta di Terraciano al 92°.
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