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Pogba sentito anche a Torino: «Quello stregone era per me»

È stato sentito anche dagli investigatori torinesi, Paul Pogba, il calciatore bianconero finito al centro di un misterioso caso giudiziario, che lo riguarda come presunta vittima di estorsione (con uso di armi) da parte di un gruppo di uomini, tra cui vi sarebbe anche il fratello Mathias. Dopo il 14 luglio, data in cui il Polpo - arrivato a Torino da soli tre giorni - sarebbe stato avvicinato alla Continassa da tre incappucciati che lo avrebbero minacciato, con l’obiettivo di estorcergli del denaro, il celebre calciatore era stato sentito come persona informata sui fatti dalla squadra mobile di Torino, che indaga sul caso, coordinata dal pm Enrico Arnaldi Di Balme.

Pogba aveva sporto denuncia subito dopo il fatto, dando così avvio all’indagine torinese, che resta però una “costola” dell ’inchiesta francese, la principale, che riguarda più episodi di reato, comprese presunte minacce che avrebbe subito la madre di Pogba in Francia. «Mi sono rivolto a uno stregone non per gettare il malocchio, ma per chiedere una protezione a me dagli infortuni», è il senso di quanto Pogba avrebbe detto agli investigatori francesi nei giorni scorsi, come rivela l’emittente France Info. Al centro del ricatto che starebbe subendo il Polpo, ci sarebbe un video dal quale, secondo Mathias, il fratello che accusa Pogba, si capirebbe che il calciatore avrebbe commissionato dei “riti” a una persona di fiducia.

Secondo i presunti estorsori di Pogba, si tratterebbe di un rito “maligno”, e il “malocchio” richiesto sarebbe stato “pensato” contro qualche compagno di squadra di Pogba diventato più celebre di lui. Ma il centrocampista francese di origini guineane, ha sempre negato. E ad agosto, sentito una seconda volta dai magistrati francesi, avrebbe chiarito: si sarebbe rivolto a uno “stregone” soltanto per chiedere un rito propiziatorio per il mantenimento della propria salute. Una secca smentita dunque all’accusa mossa dal fratello Mathias, secondo la quale il Polpo avrebbe nutrito invidia verso il compagno in nazionale Kylian Mbappé.

Pogba ha respinto l’accusa, infamante per un giocatore come lui che è sempre stato descritto come persona corretta e generosa. «I soldi - avrebbe aggiunto Pogba -, erano una donazione per un’associazione che aiuta i bambini in Africa». L’inchiesta francese, e quella torinese, proseguono. Paul Pogba avrebbe rivelato agli inquirenti che sarebbe stato costretto a cambiare due volte il suo numero di telefono a causa delle pressioni del “clan degli estorsori”. Ma resta tutto coperto dal massimo riserbo. La storia dei misteriosi intrighi sarebbe nata nella primavera scorsa, quando il giocatore militava tra le fila del Manchester United.

Pogba avrebbe subìto un sequestro di persona: gli avrebbero chiesto 13 milioni di euro, e lui ne avrebbe dati 100mila a chi lo ricattava. Ma gli estorsori avrebbero proseguito con i ricatti, sostenendo di avere presunti video che “proverebbero” che il centrocampista avrebbe commissionato “riti maligni” contro alcuni suoi compagni di squadra. Questa versione è stata smentita anche da Mathias, che accusa Pogba di mentire. Le richieste di denaro sarebbero proseguite anche a Torino, dopo l’annuncio del trasferimento del Polpo alla Juve. «Penserai a noi ora», uno degli sms che sarebbe stato inviato da Mathias a maggio al fratello.
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