Una brutta Juve si inchina all'Inter
Dimarco porta i nerazzurri in finale

La Juventus fallisce un altro obiettivo stagionale, i bianconeri sono fuori dalla coppa Italia. Non è un delitto uscire contro l’Inter, è una colpa assoluta sfoggiare una prestazione come quella di San Siro: la squadra di Allegri non si fa mai pericolosa e cade per 1-0, ad Inzaghi basta una rete di Dimarco dopo un quarto d’ora per andare a giocarsi il trofeo. Allegri ne cambia addirittura sette rispetto all’undici che ha affrontato il Napoli, arrivando pure a rispolverare Bonucci che non metteva piede in campo dal 12 marzo: per far posto al capitano finisce in panchina il diffidato Danilo, con Bremer e Alex Sandro a completare il terzetto. A destra c’è De Sciglio, in attacco Chiesa fa il falso nove supportato da Di Maria. La serata dei bianconeri non comincia bene, con un cross tagliato dalla destra di Barella sul quale sfiorano Lautaro e Dzeko. È il preludio al gol, la Juve è già sotto al 15’: Kostic si addormenta e non segue la linea difensiva, il serbo tiene in gioco Dimarco che si infila e batte Perin. L’Inter continua ad attaccare e Perin è bravo a respingere un sinistro di Lautaro, i bianconeri sono tutti in un destro insidioso di Kostic ma deviato in corner da Onana e in un colpo di testa di De Sciglio a lato. Là davanti manca un riferimento, Allegri prova a correre ai ripari inserendo Milik per Kostic durante l’intervallo. Gli altri cambi del tecnico sono più ‘forzati’, con Locatelli ammonito e Bonucci acciaccato a lasciare il posto a Paredes e Danilo, ma la Juve continua a non creare praticamente nulla. Anzi, è l’Inter ad andare molto più vicina al raddoppio tra il gol annullato a Dzeko per netto fuorigioco, Lautaro che non arriva sul suggerimento di Dumfries e il miracolo di Perin su Mkhitaryan. I nerazzurri fanno il minimo indispensabile e non devono nemmeno soffrire, la Juve offre una delle prestazioni peggiori della stagione ed esce meritatamente: è la quarta sconfitta nelle ultime sei partite, ma nel derby d’Italia fa ancora più male. E, soprattutto, costa un’eliminazione pesante.

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