Nel devastante finale della stagione 3 di Squid Game, Seong Gi-Hun pronuncia una frase incompleta che lascia milioni di spettatori a riflettere: «Non siamo cavalli. Siamo esseri umani. Gli esseri umani sono…». Quelle parole, interrotte nel momento più tragico, contengono l’essenza della serie. Ma cosa voleva dire Gi-Hun? E perché non ha terminato il suo discorso?
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Nel finale, Gi-Hun arriva all’ultimo round con la neonata di Jun-hee legata al petto. L’unico modo per sopravvivere è che almeno tre concorrenti muoiano, e l’unico "avversario" rimasto è proprio quella bambina. Nonostante l'offerta di salvezza da parte del Front Man, Gi-Hun sceglie di sacrificarsi, rinunciando alla sua vita per la neonata.
Poco prima di gettarsi giù, si gira verso i VIP e pronuncia: «Non siamo cavalli. Siamo esseri umani. Gli esseri umani sono…», ma la frase rimane incompleta. Il riferimento al cavallo non è casuale: fin dalla prima stagione, i concorrenti sono paragonati a cavalli da corsa, oggetti da sfruttare e osservare. Gi-Hun, un tempo scommettitore sui cavalli, scopre di essere stato trattato allo stesso modo dai VIP.
Il creatore della serie, Hwang Dong-hyuk, ha spiegato che la frase doveva essere più lunga: «Gli esseri umani dovrebbero agire così… essere così… e costruire un mondo migliore». Tuttavia, l’ha tagliata per lasciare il messaggio aperto, permettendo agli spettatori di completarlo con il proprio giudizio. «Gli esseri umani sono troppo complessi per una sola frase», ha detto Hwang.
Gi-Hun, sacrificandosi, non salva solo la bambina, ma rifiuta di diventare complice del gioco e della disumanità che rappresenta. La sua frase incompleta sottolinea che l'umanità non può essere definita da parole vuote, ma da azioni concrete. In un mondo crudele, Gi-Hun sceglie di difendere ciò che è giusto, rifiutando la logica del “vince il più forte”.
In Squid Game, i giochi possono essere finzione, ma le dinamiche di sfruttamento e disuguaglianza che rappresentano sono purtroppo reali. Il sacrificio di Gi-Hun è la sua ultima ribellione, un atto di umanità in un mondo che sembra averla persa.