«Harry e Meghan ora vogliono
cambiare cognome in Spencer»

“Le belle donne in cerca di un vestito o di un cognome”, cantava Cesare Cremonini nella sua “Sardegna”. Come Meghan Markle, che lo sta anche per cambiare. O almeno, è quello che sospetta un grande esperto della Royal Family come l’inglese Tom Bower. Non più Windsor, quello ereditato dal marito e che accompagna i regnanti britannici dal 1917 quando decisero di eliminare per sempre il loro vero suffisso, Saxe-Coburg and Gotha, che suonava troppo tedesco.

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Ma un più semplice Spencer, lo steso cognome di Lady Diana. E per questo sembra che la coppia ne abbia già parlato con le autorità britanniche per ricevere il nulla osta formale e fare la modifica. In fondo, come spiega Bower «essere considerata la nuova Lady Diana è sempre stato l’obiettivo principale di Meghan Markle. Diana è sempre stata la sua passione, oltre a essere un’ossessione per Harry. E considerato il silenzio degli ultimi tempi a Montecito, è chiaro che i Sussex si stanno preparando per qualcosa di grosso».

Intanto però qualcos’altro di grosso è già successo negli ultimi giorni. Una separazione clamorosa anche se per ora non è quella tra i due sposi che tanto fa discutere. Piuttosto il divorzio da Spotify, con cui non lavoreranno più. Loro l’avevano definita una scelta condivisa reciprocamente e avevano espresso tutto «l’orgoglio per la serie realizzata insieme». In realtà bastano le parole di Bill Simmons, manager della piattaforma di streaming, che ha distrutto la loro carriera ma anche il loro comportamento. La collaborazione era legata al podcast Archetypes che però non ha funzionato anche perché, usando un eufemismo, Harr e Meghan se ne interessavano poco. In teoria doveva essere solo il primo di una serie di programmi, è rimasto l’ultimo.

«Quanto vorrei aver preso parte ai negoziati di rottura - ha detto Simmons nel suo podcast - tra Spotify ed Harry e Meghan. I fottuti imbroglioni, ecco il podcast che avremmo dovuto lanciare con loro. Dovrei ubriacarmi una sera per raccontare la storia della conversazione Zoom che ebbi una volta con Harry per provare ad aiutarlo a sviluppare un’idea per il podcast. È una delle mie storie migliori. Si fottano».