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Tutti gli amori e i tradimenti
della star Federica Pellegrini

Federica Pellegrini: un viaggio tra amori, sfide personali e la gioia di diventare madre

Tutti gli amori e i tradimentidella star Federica Pellegrini

Federica Pellegrini

In amore Federica Pellegrini non è mai scesa a compromessi. È stata tradita, lo ha fatto anche lei, poi ha trovato la chiusura del suo cerchio accanto a Matteo Giunta con il quale è diventata anche mamma di Matilde, prossima a compiere 1 anno. Ma prima c’è stato molto altro come ha raccontato al “Corriere della Sera”.

In principio un collega come Luca Marin: «Aveva un carattere molto difficile, doveva far vedere in pubblico che era l’uomo, usava parole pesanti, prevaricatorie. Io soffrivo, ma ero innamorata».

Ai Mondiali di Shangai 2011 lo scaricò per Filippo Magnini: «Luca e io ci trascinavamo da un po’, la mia intenzione era stare nel limbo fino a dopo i Mondiali, per poi lasciarlo. Mi ha beccato prima. Purtroppo questa vicenda ha coinvolto tutta la Nazionale, che si è schierata, strano, dalla parte del maschio. Anche quelli che avevano visto come Luca si era comportato con me. Ma se è la donna a decidere, è una stronza».

Sei anni con Magnini fatti di molti alti ma anche sprofondi: «Con una medaglia a Rio (Olimpiadi 2016, ndr), mi sarei ritirata. Non sono sicura che avrei sposato Filippo, anche se gli avevo già detto di sì. Posso dire che se fossimo andati avanti ci saremmo fatti molto male. Quindi forse è andata bene così». Andare avanti era impossibile: «Sì, mi tradiva. L’ho scoperto due volte. La prima ha lasciato il vecchio cellulare a casa e ho letto i messaggi. La seconda gli ho mandato un paparazzo. Con l’incarico di tenerlo d’occhio a Pesaro, sotto casa sua. Avevo dei sospetti, e avevo ragione: si vedeva ancora con la sua ex ragazza. Ma ho perdonato: finché sono innamorata tendo a farmi andare bene tutto. Quando mi stufo, però, è finita».

Non sarà così com Matteo, arrivato nel momento giusto: «Erano passati mesi dalla storia con Filippo. Un giorno ti svegli, ti rendi conto che il torpore è passato. Mi sono accorta che il nostro rapporto non era quello normale tra l’atleta e il suo allenatore». E Matilde li completa: «Ce ne occupiamo noi oppure i nonni, senza tate. L’ho portata anche ai Giochi di Parigi».

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