Michelle Obama svela tutto: «Lui voleva un terzo figlio»

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Sapersi muovere anche in mezzo alle tempeste. Michelle Obama lo imparato sulla sua pelle, prima come avvocato e poi soprattutto come moglie di Barack, primo presidente di colore nella storia degli Stati Uniti. Una coppia ancora sotto i riflettori, come dimostrano le voci (infondate) di una separazione in corso trapelate nei mesi scorsi.

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Ora lei si confessa al podcast “Not Gonna Lie with Kylie Kelce” raccontando quello che li tiene uniti ma anche cosa li divide. Come la puntualitàex Presidente nei primi tempi del loro matrimonio aveva il vizio di arrivare in ritardo. E lei così gli ha spiegato come funziona la vita: «Se una partenza è alle 3, significa che devi essere pronto».

Michelle ha anche spiegato di non avere nessuna intenzione di presentarsi alle prossime elezioni presidenziali. Tiene troppo alla privacy delle sue figlie, Malia, 26 anni, e Sasha che ne ha 23. «Quando la gente mi chiede se mi candiderei mai a una carica politica la risposta è no. Chi me lo chiede non ha assolutamente idea del sacrificio che fanno i figli. Volevo che avessero la libertà di non essere continuamente sotto gli occhi di tutti. Così quando mi chiedono se mi candiderò prima o poi rispondo di no. Le persone non hanno idea del sacrificio imposto ai figli di chi ricopre certi ruoli». Loro sono sempre state la sua ragione di vita, anche quando era la First Lady: «Non mi viene proprio in mente di rimettere le mie ragazze sotto i riflettori proprio ora che si stanno costruendo la loro vita. Credo che abbiamo fatto abbastanza, hanno già scontato la loro pena».

In realtà però per un certo periodo di tempo suo marito avrebbe desiderato avere un terzo figlio ma lei non era d’accordo e quindi è stato costretto a rinunciare.
«Ho pensato, credo di essere stata fortunata con queste due. E Barack diceva: “Dovremmo averne un terzo”. Gli ho risposto: “Amico, abbiamo queste due brave dormiglione e va benissimo così”».

Infine ha rivelato che resistere ai continui gossip sul loro divorzio non è stato facile, «ma in tutto questo, ciò che ci ha mantenuto sani di mente è che non si può vivere attraverso i social media».

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