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Altri mondi
10 Luglio 2025 - 12:05
Una svolta potenzialmente epocale nella ricerca di vita extraterrestre è stata annunciata da un team di ricercatori dell'Università di Cambridge. Utilizzando i dati del telescopio spaziale James Webb della NASA, gli scienziati hanno identificato quello che potrebbe essere il miglior candidato finora per ospitare forme di vita: un mondo oceanico chiamato K2-18b, situato a circa 120 anni luce dalla Terra.
Le osservazioni hanno rivelato la presenza di solfuro di dimetile (DMS) e disolfuro di dimetile (DMDS) nell'atmosfera di K2-18b. Questi composti sono di particolare interesse perché, sulla Terra, sono prodotti principalmente da batteri e fitoplancton marino. La loro rilevazione su un esopianeta delle dimensioni di Nettuno, che orbita attorno alla nana rossa K2-18, è considerata una forte indicazione che potremmo non essere soli nell'universo.
K2-18b si trova all'interno della zona abitabile della sua stella, una regione dove le condizioni permettono la presenza di acqua liquida, elemento fondamentale per la vita come la conosciamo. Nonostante sia un pianeta atipico, con temperature stimate tra -73 e +47 °C, gli scienziati ritengono che possa ospitare un oceano caldo, potenzialmente popolato da forme di vita semplici, simili ad alghe. Lo ha dichiarato al New York Times Nikku Madhusudhan, professore di astrofisica e scienze esoplanetarie a Cambridge e autore principale di uno studio su K2-18b pubblicato ad aprile sull'Astrophysical Journal Letters.
Gli astronomi stimano che K2-18b sia solo uno dei circa 300 milioni di pianeti potenzialmente abitabili nella Via Lattea. Sebbene l'esistenza della vita su un pianeta diverso dalla Terra debba ancora essere confermata, gli scienziati stanno ora studiando quasi 6.000 esopianeti noti che potrebbero ospitare la vita. I più promettenti, secondo i ricercatori, sono quelli con temperature più alte rispetto alla Terra, che potrebbero offrire condizioni favorevoli a un'evoluzione biologica più rapida.
La ricerca di Cambridge suggerisce che le condizioni climatiche più calde sulla Terra sono spesso correlate a uno sviluppo più rapido della vita. Un recente studio del 2024 pubblicato su Nature Communications, incentrato sul batterio Escherichia coli, ha dimostrato che i climi caldi esercitano una maggiore pressione genetica sulle forme di vita, spingendole a un adattamento più veloce e generando una maggiore variabilità biologica. Questo porta alla speculazione che i pianeti più caldi potrebbero essere eccellenti candidati per trovare forme di vita complesse, in quanto il calore favorirebbe tassi di mutazione accelerati e altri processi biologici.
Emily Mitchell, zoologa evoluzionista di Cambridge e co-autrice di un articolo con Madhusudhan sui mondi oceanici con atmosfere ricche di idrogeno, ritiene plausibile la scoperta di vita intelligente oltre la Terra. Secondo il loro articolo, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, anche un piccolo aumento della temperatura media degli oceani potrebbe raddoppiare il ritmo dell'evoluzione biologica. "Trovare nuova vita nell'universo è una prospettiva incredibilmente entusiasmante", ha dichiarato Mitchell al Times, "Ma non è necessariamente vita a cui si può dare il benvenuto: sono due cose molto diverse."
Sulla Terra, la comparsa della nostra civiltà è avvenuta in un brevissimo intervallo di tempo su scala evolutiva. Se le condizioni sono favorevoli, è ipotizzabile che esseri evoluti su altri pianeti possano svilupparsi molto più rapidamente dopo l'emergere della vita. Il SETI Institute (il programma per la ricerca della vita extraterrestre) stima che potrebbero esserci centinaia di milioni di pianeti con potenziale abitabilità solo nella nostra galassia.
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