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Albero di Natale: meglio vero o finto? La sfida “green” che divide l’Italia

Solo il 15% degli italiani sceglie l’albero naturale, ma tra i giovani la percentuale raddoppia. Ecco cosa conviene davvero per l’ambiente secondo Coldiretti e WWF

Albero di Natale: meglio vero o finto? La sfida “green” che divide l’Italia

Con l’arrivo delle festività, si riapre uno dei dibattiti più ricorrenti: quale scelta è davvero più sostenibile, l’abete naturale o quello sintetico? In Italia, secondo le stime diffuse da Coldiretti, entro questo fine settimana verranno collocati nelle case circa 3,4 milioni di alberi veri, soprattutto abete rosso e Normandiana. L’abete bianco, invece, rimane più difficile da reperire.

Da dove provengono gli alberi veri

La produzione italiana è concentrata soprattutto in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) e in Veneto, in particolare nel Bellunese.
La maggior parte degli alberi natalizi — circa il 90% — arriva direttamente dai vivai. Il restante 10% è costituito da cime ottenute durante le ordinarie attività forestali di potatura, necessarie per mantenere in salute i boschi. Gli abeti destinati alle Feste vengono coltivati come qualunque pianta ornamentale e finiscono sul mercato tra il quarto e quinto anno, con un’altezza media compresa fra 1,20 e 1,80 metri.

Per essere venduti regolarmente, devono essere accompagnati da un etichetta identificativa che riporti il produttore e il codice autorizzativo. Il prezzo varia molto: dai 20-30 euro per gli esemplari piccoli fino ai 150-200 euro per quelli più imponenti.

Un settore in crescita, ma minacciato dal clima

Coldiretti segnala un incremento della produzione pari al 5% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, siccità, piogge estreme e temperature elevate stanno mettendo sotto pressione le coltivazioni, spingendo gradualmente gli impianti verso le zone montane, dove il clima resta più favorevole.

Qual è l’opzione più “green”?

Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, solo il 15% degli italiani sceglie un albero vero; tra i giovani adulti (18-34 anni) la quota sale al 30%. L'associazione degli agricoltori difende la scelta del naturale, sottolineando che gli alberi artificiali:

  • impiegano oltre due secoli per degradarsi completamente

  • generano 40-60 kg di CO₂ durante la produzione

  • sono in PVC

Al contrario, una pianta vera durante la crescita assorbe CO₂, contribuendo allo stoccaggio del carbonio.

La posizione del WWF

Il WWF propone un approccio più sfumato nel suo “Decalbero”.
Gli alberi artificiali, riconoscono gli ambientalisti, hanno un impatto elevato all’inizio del loro ciclo di vita; tuttavia diventano sostenibili solo se utilizzati per almeno dieci anni. Il problema è che, in media, vengono cambiati dopo appena sei anni, incrementando la quantità di rifiuti non riciclabili.

Gli abeti veri, invece, possono essere:

  • portati nei centri di raccolta per essere trasformati in compost

  • riconsegnati al vivaio o alle associazioni che li reintrodurranno in aree adatte

  • sistemati in terrazzo se in buone condizioni

Il WWF raccomanda invece di non piantarli spontaneamente nei boschi, per non alterare gli ecosistemi o il patrimonio genetico delle specie locali.

Quale albero scegliere, allora?

La soluzione più sostenibile è semplice: utilizzare l’albero che già si possiede. Se si deve comprare:

  • optare per un albero artificiale usato oppure

  • scegliere un albero naturale locale (abete rosso, ginepro, alloro), che sostiene la biodiversità del territorio

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