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Sanità
02 Luglio 2025 - 18:34
Il TAR del Piemonte dichiara illegittima la "Stanza dell'ascolto", nata da protocollo tra l’Azienda ospedaliera del Sant’Anna di Torino e alcune associazioni antiabortiste lo scorso settembre. O meglio, sarebbe illegittimo l'accordo siglato.
Lo spazio gestito da associazioni antiabortiste su volontà della Giunta regionale piemontese verrà chiuso "a doppia mandata". La decisione arriva dopo il ricorso presentato dalla Cgil provinciale e regionale e dall’associazione “Se non ora quando?”, che hanno rappresentato un ampio movimento femminista a difesa dell’autodeterminazione delle donne, del diritto alla scelta consapevole sul proprio corpo e della sanità pubblica libera da influenze ideologiche.
Soddisfatte della decisione la vicepresidente del Senato Anna Rossomando e la consigliera regionale Nadia Conticelli (entrambe del Pd): “Una giornata importante che rafforza la difesa dei diritti conquistati in decenni di lotte".
"Massima soddisfazione" anche per la capogruppo regionale M5S Sarah Disabato, secondo cui la decisione ha "posto un freno alla deriva anti-abortista nella nostra Regione".
La stanza costituiva "uno sperpero di denaro pubblico", per la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, che attacca la Giunta. Il chiaro riferimento è al Fondo vita nascente, in parte investito proprio nello spazio d'ascolto del Sant'Anna. "Soldi che potevano essere investiti sulla sanità e che invece la giunta Cirio ha scelto di buttare in una stanza contro i diritti delle donne", dice.
Sulla stessa linea Avs, che ha definito lo spazio come "stanze della vergogna": "I movimenti antiabortisti devono restare fuori dalle istituzioni pubbliche", dice la consigliera regionale Alice Ravinale.
Dal canto suo, l’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone ha evidenziato: "il TAR non ha affermato l’illegittimità del servizio di volontariato in sé, ma un difetto formale nella convenzione riguardo alla verifica della professionalità dei volontari". Ma nessun passo indietro da Marrone, che si è detto fiducioso che la "riscrittura di una nuova convenzione possa risolvere queste criticità, garantendo la continuità del servizio di supporto alle donne in difficoltà" e che difende la gratuità del servizio. "Non so di cosa parli Gribaudo, la convenzione è a titolo gratuito", replica netto.
Rimane ferma la voce delle associazioni femministe e sindacali: ora la Regione deve mettere fine all’esperienza al Sant'Anna, destinando le risorse pubbliche a rafforzare i consultori e a sostenere il personale sanitario qualificato, unico interlocutore legittimato ad accompagnare le donne nelle loro scelte.
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