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Torino, l'odio social contro i vigili non è reato. Prosciolti in 73

polizia municipale depositphotos

(foto depositphotos)

L'odio social contro i vigili urbani non è reato. Ma fino a un certo punto.  E' stata, infatti, archiviata, a Torino, un'inchiesta contro 73 persone che, nel 2018, avevano lasciato messaggi offensivi su Facebook all'indirizzo della polizia municipale commentando il post di un avvocato il quale aveva lamentato un intervento, a suo dire, ingiusto, dei civich nei suoi confronti. In particolare, il legale aveva sostenuto di avere subito una "spedizione punitiva" dopo uno scambio di battute con un vigile a proposito dell'omologazione del casco da moto del figlio.

 

LE DUE DENUNCE La notizia ha fatto rapidamente il giro del web ed è stata ripresa da numerosi portali, anche a livello nazionale.  L'inchiesta era nata dopo la denuncia presentata dallo stesso avvocato e dagli agenti della municipale. Entrambe sono state archiviate. Secondo i magistrati, infatti, se "anche si volesse riconoscere carattere diffamatorio" alle frasi postate sui social "non si potrebbero identificare le persone offese" dal momento che l'autore non aveva fatto nomi e solo i diretti interessati si erano potuti riconoscere.

ARCHIVIAZIONE PER 73 Nel frattempo, molti di quegli "internauti" coinvolti hanno chiesto di essere ascoltati in Procura e, come detto, per 73 tra gli indagati - che intanto hanno pure chiesto scusa, facendo anche delle donazioni a scopo di beneficienza - é arrivata l'archiviazione, con il gip Paola Rigonat che ha accolto la richiesta avanzata dalla pm Laura Longo. Non per tutti, però. Perché molti hater, almeno quelli che non hanno mostrato alcun segno di pentimento andranno a processo per diffamazione.

ACCOLTA LA RICHIESTA DELLA PROCURA Secondo i giudici, alcuni commenti postati all'indirizzo dei vigili hanno sì "contenuti spregevoli" ma "non diffamatori", altri sono "forieri di messaggi violenti e incivili" ma non configurano nemmeno il reato di istigazione a delinquere. I magistrati hanno osservato che l'episodio denunciato dall'avvocato, era "idoneo" a scatenare dei giudizi che sono comunque rientrati nel "diritto di critica", visto che "tutti i cittadini hanno interesse al corretto espletamento delle funzioni degli agenti".

DIRITTO DI SATIRA I magistrati hanno fatto presente che, in molti casi, i commenti si riferivano ai componenti della pattuglia e non alla totalità del Corpo. Ci sono commenti, inoltre, che appaiono riconducibili al "diritto di satira". Parlare di "sindrome da pisello piccolo", secondo le toghe, è solo "sarcasmo".
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