In fila davanti al banco alimentare di Porta Palazzo ci si aspetterebbe di trovare qualche anziano in difficoltà economiche, magari senza casa o senza pensione. Invece a portarsi via cassette piene di frutta e verdura sono quasi tutti giovani. Studenti e artisti che per pagarsi affitto e bollette di casa, le tasseuniversitarie, o semplicemente per fare un’esperienza “antropologica”, hanno scelto di mettersi in coda al sole aspettando lo scoccare delle due di pomeriggio, l’ora in cui la plancia di RePop si riempie di prodottiortofrutticoliinvenduti, recapitati dagli ambulanti del mercato di piazza della Repubblica e poi consegnati ai bisognosi dalle Sentinelle dei rifiuti.
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Negli occhi di questi ventenni e trentenni in attesa di cibo non c’è alcuna vergogna. Nonostante baristi e ristoratori siano alla disperata ricerca di camerieri e cuochi, queste persone preferiscono non lavorare nella speranza di perseguire i propri sogni sebbene ciò comporti, in certi casi, anche la fame. Enrico, pantaloni viola di foggia orientale, tiene stretta la sua cassetta carica di ortaggi: «Sono un attore e un ballerino, ma la situazione culturale a Torino è molto complicata e con il Covid le opportunità lavorative si sono ulteriormente ridotte - spiega il 38enne -, per vivere purtroppo devo fare lavori stagionali che non mi consentono di essere autonomo. E così ho deciso di venire qui, è la prima volta per me e do la precedenza a chi ha più bisogno». In attesa della scorta alimentare ci sono anche diverse coppie di ventenni. Come Francesca, studentessa di Lingue, originaria del Cile, in compagnia del suo fidanzato Mathias. La 29enne si è portata dietro uno zaino da montagna che ha poi riempito di frutta. «Veniamo qui tutte le settimane e facciamo la scorta di cibo, in questo modo si risparmia e posso pagarmi l’università e l’affitto di casa». Erica, 25 anni, è di Torino e studiaAntropologia all’Università: «Divido la casa con delle coinquiline e sono venuta qui perché ritengo che sia giusto non sprecare il cibo». Con lei c’è Fabio, anche lui 25enne, studente di Ingegneria: «Ho fatto anch’io il volontario e so cosa vuol dire» spiega il giovane, parlando con le pettorine rosse che consegnano gli alimenti. Tra questi c’è Omar: «Distribuiamo una cinquantina di numeri al giorno ma il sabato arriviamo a settanta. Ci sono sempre facce nuove, molti giovani, alcuni sono disoccupati ma in tanti non hanno un vero bisogno di aiuto, vengono qui per una scelta etica, per non sprecare il cibo». Certo non mancano le persone di una certa età. Come Giuseppe, 59 anni, ex dipendente Sda: «Lavoravo dentro l’interporto di Orbassano ma quando ci hanno licenziati sono entrato in crisi e non sono più riuscito a trovare un altro impiego. Ormai alla mia età non mi prende più nessuno e non ho altra scelta che venire qui». Non tutti però hanno piacere di farsi servire pubblicamente. E i motivi si possono intuire osservando le persone che frugano in giro tra i bidoni e tra le cassette di merce ormai compromessa accatastate di fianco ai banchi. Mario, il nome è di fantasia, è un signore di 79 anni, vestito in completo scuro, si aggira nel mercato ciondolando e aguzzando lo sguardo a ogni passo in cerca di qualcosa di commestibile. Appena vede un cassonetto dell’umido ci infila una mano dentro e tira fuori una pesca. «Questa è buona, ma ce ne sono poche così, sono quasi tutte marce – spiega l’anziano che ci tiene a precisare –: sto soltanto passeggiando, non chiedo l’elemosina». Il suo sguardo tradisce l’orgoglio di un uomo che in vita sua ha sempre lavorato duramente. «Ho passato la vita a Mirafiori, ma con 800 euro al mese di pensione non ce la faccio a comprare da mangiare e a mantenere mio figlio di 29 anni. E’ diplomato in Informatica ma non riesce a trovare lavoro, ha mandato tanti curriculum ma non gli risponde nessuno». Sono tanti i problemi che hanno spinto Mario a raschiare il fondo del bidone: «Mia moglie è malata e ho un mutuo sulle spalle che mi ha rovinato. Per fortuna sono figlio di contadini - sottolinea - e so distinguere a prima vista la frutta e la verdura buona da quella marcia dentro».
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