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I grandi gialli del Piemonte

Torino mole neve

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IL CADAVERE IN VALIGIA

Un morto fatto a pezzi, messo in valigia e gettato da una scarpata nei pressi di Ceva. Così si svolse il delitto che inorridì l’Italia. Era l’ottobre del 1962. La vittima si chiamava Ignazio Sedita, 28 anni. Era un venditore ambulante di stoffe, ma in pratica un pregiudicato, sebbene per reati minori. Le indagini dei carabinieri si concentrarono su Lucia Montalbano, 21 anni e Giuseppe La Bella, 17 anni. Quella del morto in valigia era infatti una storia d’amore e di sangue, consumata nella miseria. Una storia di immigrati che erano venuti a Torino dalla Sicilia attratti dal boom economico.

Lucia era moglie di Ignazio, ma si era trovata un amante, il giovane Giuseppe. La relazione extraconiugale era avvenuta perché Ignazio era finito in carcere e lì qualcuno gli aveva raccontato delle “corna”. C’era aria di regolamento di conti. Quando Ignazio tornò a casa, trovò ad attenderlo un colpo di coltello dritto al cuore. La sua bara si compose di due valigioni di cartone, di quelli che gli immigrati usavano per venire al nord. Per seviziare il cadavere Giuseppe usò una roncola, quindi la coppia salì su un taxi e gettò i resti di Ignazio giù da una scarpata vicino a Ceva. Il tassista si era insospettito, notando che da quelle valigie colava un liquido rossastro che veniva pulito ad ogni sosta dell’auto. Gli fu detto che contenevano vino.

Chi aveva materialmente ucciso il marito galeotto? Per la sentenza di Assise, Giuseppe era colpevole e fu condannato a 23 anni di carcere. Meglio andò alla bella moglie del Sedita, che se la cavò con sei anni per vilipendio di cadavere (ma sarà assolta in Cassazione per insufficienza di prove).
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