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I grandi gialli del Piemonte

Investitore
In quella che un tempo era la strada di Lanzo, e che, oggi, ha mantenuto il suo nome solo parzialmente, possiamo ricordare un curioso caso di cronaca. La via, dopo corso Grosseto, prende il nome di via Stradella e di via Cesalpino. Ed è proprio qui che avvenne questo triste avvenimento dal sapore vagamente rusticano. Al civico 755 del vecchio stradale di Lanzo, il 6 novembre 1927, un’auto investiva Egidio Odasso, 31 anni, cacciatore.

Era una Torino davvero diversa, quella di quegli anni: Odasso, con il fucile a tracolla, stava tornando a casa, a piedi, con tre compagni dopo una battuta tra i campi fuori città. Abitava in via Pertengo 19. «Passando come un fulmine, la vettura colse in pieno il poveretto, lo travolse sotto le ruote e lo trascinò con sé nella sua corsa rombante e paurosa», recitava La Stampa di lunedì 7 novembre 1927. L’auto era guidata dall’ingegner Luigi Manzi, 38 anni, di Balangero, che, spaventato, non si fermò per soccorrere il ferito; anzi, lo trascinò per 50 metri.

Il fratello di Odasso, Ernesto, immediatamente, prese il fucile e sparò un colpo che fece sbandare l’auto del Manzi, che si arrestò duecento metri dopo il luogo dell’investimento. «Intanto l’Odasso Ernesto ed il cognato erano corsi in direzione dell’automobile in preda a sentimenti che si possono bene immaginare. Fatti una cinquantina di metri, essi rinvennero a terra il loro congiunto: per tale tratto l’infelice e era stato trascinato, come in una vorticosa morsa, dalla macchina. Essi si chinarono su di lui: era tutto insanguinato e già non dava più segni di vita». Manzi fu arrestato dai carabinieri, dovendo rispondere all’accusa di omicidio colposo.
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