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Intrigo internazionale
16 Giugno 2023 - 06:00
Lo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani
Il maxi colpo è avvenuto almeno un anno fa, ma non c’è neppure una data certa, perché l’ex primo ministro del Quatar, lo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, non avrebbe denunciato subito l’accaduto. Si sarebbe palesato solo quando uno dei diamanti rubati del valore di circa tre milioni di dollari, stava per essere battuto all’asta nella sede di New York di ChristiÈs. E così le autorità hanno scoperto che il “povero” emiro era stato derubato di quasi tutti i suoi diamanti, per un vlore stimato (in difetto) di circa 90 milioni di dollari. L’Fbi, però, avrebbe risolto il caso molto rapidamente, assicurando alla giustizia il presunto responsabile, ma non recuperando la refurtiva. In realtà l’emiro non sarebbe stato derubato, ma raggirato dalla sua assistente personale, Magdalena, a sua volta plagiata da quella che viene considerata la mente del colpo, tal John Lee, residente in Florida e nel New Jersey. Una sorta di santone di cui Magdalena era diventata seguace. Fin qui la versione ufficiale che, però, presenta molti punti oscuri.
Milioni di dollari per un diamante
Un intrigo di valenza internazionale, lo sospetta la stessa Fbi, che si estende bel oltre i confini statunitensi. Magdalena avrebbe agito, ha dichiarato, sicura di sè, perché il santone l’aveva convinta d’essere invisibile e, quindi, di poter sottrarre le pietre preziose senza farsi accorgere da nessuno, passando indenne i sistemi di sicurezza e la sorveglianza. E così è andata, ha candidamente riferito Magdalena. Ovvio che i detective non l’hanno bevuta e al di là delle poco credibili verità di facciata, le indagini sono ancora in corso e hanno coinvolto anche l’Interpol. C’è da dire, anche, che sul colpo del secolo, l’emiro Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ha sguinzagliato, negli Stati Uniti e in Europa, una serie di investigatori privati che hanno il compito di recuperare i diamanti. Se l’informativa dell’Interpol inviata qualche tempo fa alle forze dell’ordine italiane, incaricando specificatamente un reparto investigativo torinese, sia una procedura dovuta o una precisa richiesta fondata su sospetti rilevanti, al momento non è chiaro. Certo è che le indagini sotto la Mole sono coperte dal massimo riserbo e si concretizzerebbero nel verificare eventuali relazioni tra alcune pregiudicati piemontesi con omologhi che vivono negli Stati Uniti. Non è chiaro neppure se le accuse ipotizzate siano quelle di furto o di ricettazione. Questa vicenda, accaduta molto lontano da Torino, ne riporta alla memoria un’altra, quella del furto commesso nel 2003 al World Diamond Center di Anversa, in Belgio.
Leonardo Notabartolo in gioventù
Bottino: 150 milioni di dollari in diamanti, oro e gioielli. Un’impresa leggendaria al punto che di recente Amazon ha portato il raid alla ribalta producendo una serie televisiva: “Everybody loves diamonds”. A ideare il furto, almeno secondo le risultanze investigative, sarebbe stato Leonardo Notarbartolo che oggi ha 71 anni e vive tranquillamente a Giaveno, lontano da ambienti criminali e si occupa di commercializzare il pellet; si potrebbe dire che ha cambiato vita. Notarbartolo fu condannato a dieci anni di reclusione come capo di una banda di ladri italiani che erano riusciti a entrare nel caveau considerato impenetrabile. Protetto da rivelatori di calore a raggi infrarossi e chiuso con un forziere con 100 milioni di combinazioni possibili (più semplice vincere al Superenalotto). Ancora oggi la polizia non è in grado di spiegare come abbiano fatto. Come l’Fbi non si dà pace su come siano spariti i diamanti dell’emiro.
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