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IL COMMERCIO
04 Luglio 2023 - 10:53
Dopo una primavera di acquisti non brillante, anche i saldi estivi (da giovedì 6 luglio, a Torino e in Piemonte) partono in salita: il budget complessivo che i piemontesi destineranno allo shopping sarà di 180 milioni, in calo rispetto agli oltre 200 della scorsa stagione. Lo scontrino medio si attesterà sui 140 euro, anch’esso inferiore, sia pure lievemente, ai 150 dei precedenti saldi. Soltanto il 10% dei consumatori si dichiara intenzionato a spendere più dello scorso anno. Sono questi i dati dell’indagine condotta dall’ufficio studi di Confesercenti, dalla quale emerge, tuttavia, anche un elemento confortante: rimane stabile (intorno al 70%) la percentuale di coloro che approfitteranno dei saldi e oltre la metà utilizzerà i negozi di fiducia o, comunque, punti vendita fisici.
Shopping in calo
«Neppure in occasione di questi saldi sono venute meno le cause che inducono i consumatori a tagliare le spese» commenta Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti. «Il caro-vita li costringe a concentrarsi su altre priorità - prosegue Banchieri -. le bollette, i mutui, ma anche gli stessi acquisti quotidiani rendono sempre più arduo pensare a spese non strettamente necessarie». Dall'indagine emerge che anche gran parte della tredicesima è ormai destinata a far fronte alle necessità più impellenti.
«L’inflazione è una tassa occulta che colpisce specialmente i redditi medio-bassi e quindi è giusto contrastarla, ma anche gli alti tassi stanno diventando un problema per le famiglie e le imprese - aggiunge Banchieri -. Da questa situazione un settore già in crisi come quello dell’abbigliamento rischia di ricevere un altro duro colpo. C’è solo da sperare che gli sconti particolarmente allettanti e il vasto assortimento inducano i consumatori a cogliere le tante occasioni offerte dai nostri negozianti». Nonostante i molti dubbi espressi sull’efficacia dell’attuale modello di saldi, rimane comunque alto il livello di adesione dei commercianti: almeno il 90% dei negozi praticherà sconti.
Saldi estivi
Si partirà subito con forti ribassi (40/50% e oltre) e con un assortimento molto vario di taglie, colori e modelli, dal momento che le scarse vendite della primavera hanno lasciato molti capi a disposizione della clientela. Il meteo fino a pochi giorni fa ha scoraggiato gli acquisti di costumi da bagno e di accessori e abbigliamento per il mare; ora, invece, sono indicati come prima scelta dal 45% dei piemontesi (dato in aumento rispetto al 38% dello scorso anno). Molto richiesti anche maglie, magliette, canottiere e top (44%), gonne e pantaloni (41%), calzature (40%) e intimo (38%). Seguono abiti (30%), borse (25%), biancheria per la casa (23%), cinture (19%).
Cambio di stili di vita
«Le frequenti piogge degli ultimi mesi hanno scoraggiato gli acquisti in vista dell’estate» rimarca Micaela Caudana, presidente di Fismo-Confesercenti, l’associazione dei negozi di abbigliamento e calzature. «Stiamo assistendo, non solo in Italia, a un profondo cambiamento degli stili di vita prosegue Caudana -. L’accumulo negli armadi di capi superflui o acquistati d’impulso è sempre meno frequente; a ciò si aggiunga che sta cambiando anche il lavoro: chi è in smart working ha meno bisogno di abiti e non deve rinnovare spesso il guardaroba».
Dunque, il combinato disposto fra «minore disponibilità economica e mutate abitudini di consumo crea ulteriori difficoltà al nostro settore - va avanti Caudana -. Per questo emerge sempre più pressante l’esigenza di rivedere l’attuale modello dei saldi, che – stretto fra il dilagare degli sconti anticipati e la concorrenza del web – mostre sempre più la corda». Ciò nonostante, appare positivo che una parte consistente dei consumatori continui a preferire i negozi di vicinato. «Purtroppo, l’idea di fissare la partenza degli sconti in un giorno lavorativo non mi pare per nulla felice» conclude Caudana.
I dati sulla natimortalità delle imprese sono eloquenti: in dieci anni a Torino e provincia si è perso un negozio su tre, rispetto al dato generale che fissa il calo del numero delle attività commerciali al di sotto del 20%. Ora i negozi a Torino sono meno di 1.500 e superano di poco i 2.600 con la provincia.
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