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Case popolari, approvata la nuova legge. Cosa prevede e chi ne beneficerà

Privilegiate le famiglie con figli o genitori soli. Stangata sugli abusivi. Cirio: "Una iniziativa moderna"

Case popolari, approvata la nuova legge. Cosa prevede e chi ne beneficerà

Il Consiglio regionale del Piemonte ha varato la nuova legge sulle case di edilizia sociale, suscitando reazioni contrastanti e inevitabili polemiche. L'obiettivo dichiarato è quello di favorire chi vive nel territorio da almeno 15 anni e le famiglie con genitori soli e figli a carico, mentre introduce restrizioni sui beni mobili e riserva una quota di alloggi per le forze dell'ordine. La legge, proposta dall'assessora Chiara Caucino, ha ricevuto il plauso del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ma ha anche sollevato critiche da parte delle opposizioni, che denunciano un approccio discriminatorio e campagna elettorale.

La nuova legge sulle case popolari, approvata dal Consiglio regionale del Piemonte, si propone di introdurre criteri più selettivi per l'assegnazione degli alloggi, privilegiando chi ha una residenza di lunga data nella regione e le famiglie con particolari necessità, partendo - è stato spiegato - dal fatto che al momento il 60% degli alloggi di edilizia popolare risulta occupato da stranieri. È previsto il divieto di assegnazione anche per coloro che hanno occupato abusivamente uno stabile Atc nei 10 anni precedenti e il richiedente non potrà possedere beni di lusso, o caravan o auto di grossa cilindrata.

Volendola leggere dal punto di vista economico, la Regione vorrebbe inquilini solvibili, per uscire dal pantano di una morosità del 30% che affligge l'Atc. Residenza di lunga data, evidentemente, corrisponde a una certa stabilità (e rintracciabilità). 

Il presidente Cirio difende la legge come un'iniziativa moderna e di tutela delle famiglie più vulnerabili, sottolineando l'importanza di premiare chi ha contribuito alla comunità piemontese per anni. Dall'altro, le minoranze criticano il criterio della residenza come discriminatorio e pongono l'accento sul bisogno prioritario come criterio di assegnazione. L'opposizione, rappresentata dal Pd e da altri gruppi, mette in discussione la costituzionalità della legge, ricordando che già il precedente limite di cinque anni di residenza era stato bocciato in sede di Corte Costituzionale.

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