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Torino: ecco la Stimolazione magnetica transcranica per la depressione e le dipendenze

Nuove speranze a chi non risponde ai trattamenti tradizionali

Stimolazione Magnetica Transcranica: un trattamento innovativo per la depressione e le dipendenze

l Centro di neuromodulazione non invasiva è coordinato dal dottor Gianluca Isoardo e si trova presso il Dipartimento di Neuroscienze e salute mentale, diretto dal dottor Vincenzo Villari.

Con circa 300 milioni di persone che soffrono di depressione a livello globale, la ricerca continua a cercare soluzioni sempre più efficaci per combattere questa patologia invalidante. Tra le innovazioni terapeutiche più promettenti, la stimolazione magnetica transcranica (TMS) si sta affermando come un'opzione valida per il trattamento della depressione resistente ai farmaci e delle dipendenze da sostanze. Questa tecnica di neuromodulazione non invasiva sfrutta il potere di un campo magnetico per stimolare o inibire specifiche aree del cervello, senza la necessità di ricorrere a medicinali.

L’efficacia della TMS è ormai ben documentata da numerosi studi medici: si stima che la tecnica abbia un’efficacia variabile tra il 50 e l’80% dei casi di depressione farmacoresistente, mentre per la dipendenza da cocaina, alcuni studi hanno mostrato una riduzione del consumo fino al 69%. Un’opportunità per approfondire l’utilizzo di questa terapia arriva direttamente dal Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale dell'Ospedale Molinette di Torino, dove il Centro di Neuromodulazione non Invasiva, coordinato dal dottor Gianluca Isoardo e si trova presso il Dipartimento di Neuroscienze e salute mentale, diretto dal dottor Vincenzo Villari.

presso il Dipartimento di Neuroscienze e salute mentale, diretto dal dottor Vincenzo Villari

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Molinette di Torino, stimolazione transcranica per trattare la depressione farmaco-resistente e la dipendenza da droghe
https://www.torinotoday.it/salute/depressione-farmaci-dipendenze-stimolazione-transcranica.html
© TorinoToday

La stimolazione magnetica transcranica si esegue attraverso l'erogazione ripetuta di piccoli impulsi magnetici che stimolano il tessuto cerebrale sottostante, attivando le aree del cervello legate alle emozioni e al comportamento. Si tratta di un trattamento non invasivo, quindi del tutto indolore, che non richiede alcun intervento chirurgico e non presenta effetti collaterali significativi. La TMS, inoltre, può essere combinata con i farmaci già assunti dal paziente, rendendola una terapia complementare e non alternativa. Un ulteriore campo di applicazione riguarda le dipendenze da sostanze stupefacenti, come la cocaina. In questo caso, la TMS ha mostrato un significativo abbassamento del craving, cioè del desiderio incontrollabile di assumere la sostanza.

Tuttavia, come sottolinea Isoardo, “La TMS non può sostituirsi alla motivazione del paziente, ma è uno strumento che può supportare il processo di recupero, a condizione che la persona sia motivata a cambiare”. Ogni ciclo di TMS varia in base alle condizioni cliniche del paziente, ma generalmente dura dalle 3 alle 5 settimane, con sedute quotidiane all'inizio. "Le prime settimane sono fondamentali per valutare la risposta del paziente alla terapia", spiega Isoardo. Il trattamento, che non richiede ricovero, si svolge in ambulatorio e non comporta alcun dolore, con effetti collaterali praticamente inesistenti.

Per accedere al trattamento, è necessaria una prescrizione del medico curante (psichiatra o neurologo). Successivamente, il centro di neuromodulazione eseguirà una valutazione diretta del paziente e, se idoneo, verrà avviato il ciclo di trattamenti. Attualmente, la TMS è ancora una terapia relativamente poco diffusa in Italia, con poche strutture pubbliche che offrono questo tipo di trattamento, sebbene le cliniche convenzionate stiano aumentando.

Come afferma Isoardo: “Nel nostro centro di Torino, che è una delle strutture più avanzate, non esiste ancora una lista d’attesa, ma già diversi pazienti hanno richiesto il trattamento”. Sebbene non sia una “cura miracolosa”, la TMS offre nuove opportunità di trattamento, con un profilo di sicurezza favorevole e risultati che, per molti, sono decisamente incoraggianti. Il macchinario utilizzato per la terapia è stato donato  da Fondazione Ricerca Molinette che a sua volta ha ricevuto i fondi dalla famiglia Negri Rolfo.

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