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Sanità & salute

Intervento rivoluzionario al San Giovanni Bosco: un caso unico al mondo (o quasi)

All'ospedale di Torino un metodo mai usato per una neoplasia renale rarissima

Intervento

Un intervento combinato chirurgico-endoscopico rivoluzionario all'ospedale San Giovanni Bosco di Torino: un caso unico al mondo (o quasi).

Un importante lavoro di equipe per il trattamento di una voluminosa neoplasia renale sinistra in stadio avanzato, propagatosi fino a livello dell'atrio di destra. 

Tutto è iniziato quando una donna, di 78 anni, si è rivolta al pronto soccorso del Maria Vittoria per una difficoltà cardio respiratoria, lo scorso gennaio. Durante la visita è emersa una grossa neoplasia, cioè una massa di tessuto che cresce in modo anomalo, che può rivelarsi un tumore benigno o maligno. La complessità chirurgica richiesta, ha spinto i medici a optare per un trasferimento della paziente al Reparto di Urologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco.

La paziente è stata sottoposta a un intervento di nefrectomia radicale con embolectomia cavale ed escissione del trombo atriale. Un intervento che normalmente prevede anche un accesso transcardiaco con apertura della cavità toracica in circolazione extra corporea gravato da notevoli complicanze cardiovascolari. Invece in questo caso l’accesso transtoracico è stato evitato, grazie all’utilizzo di un dispositivo endovascolare che ha permesso di rimuovere in maniera mini invasiva il trombo nelle cavità cardiache.

Una metodologia rivoluzionaria utilizzata per il trattamento di trombi neoplastici a partenza renale in pochissimi casi in tutto il mondo (nella letteratura scientifica esiste solamente un articolo che parla di un paziente trattato in questo modo).
Il tumore del rene statisticamente arriva ad invadere la vena renale o la vena cava nel 10% dei casi, e solamente nell’1% dei casi il tumore si estende fino all’atrio destro, con una mortalità intra e perioperatoria molto elevata.


Qui è stato necessario un approccio multidisciplinare per programmare l’intervento, con il coinvolgimento della Struttura Complessa di Urologia diretta da Franco Bardari, della Struttura Complessa di Chirurgia Vascolare diretta da Diego Moniaci, della Struttura Complessa di Cardiologia diretta da Giacomo Boccuzzi, della Struttura Semplice Dipartimentale di Cardiochirurgia diretta da Matteo Attisani e dell’anestesista Andrea Costa della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione.


La paziente, rivalutata dopo due mesi, è in buone condizioni generali ed è stata affidata alla Divisione di Oncologia diretta da Alessandro Comandone per le eventuali cure oncologiche del caso.

«Questo importante risultato è una testimonianza della competenza, della dedizione e dell'impegno profuso dal nostro personale. La capacità di innovare e di spingersi oltre i confini della medicina è ciò che rende i nostri Ospedali un'eccellenza nel panorama sanitario. Siamo orgogliosi di avere professionisti di tale calibro all'interno dell'Asl Città di Torino, e continueremo a sostenere ogni sforzo per rendere i nostri ospedali sempre più all'avanguardia» sottolinea il direttore generale dell’Asl Città di Torino, Carlo Picco.


«Desidero esprimere il mio più sincero apprezzamento per l'eccezionale risultato ottenuto all'ospedale San Giovanni Bosco. L'innovativo intervento chirurgico non solo testimonia l'eccellenza della nostra sanità, ma rappresenta anche una speranza concreta per i pazienti che necessitano di cure all'avanguardia. Ringrazio di cuore tutto il personale medico e sanitario per il loro impegno e dedizione» dichiara l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi.

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