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"Niente quorum, che delusione... ". A Torino Casapound "sbeffeggia" il referendum-flop

Azione post-referendum dei militanti di destra nel capoluogo, davanti alla sede della Cgil in via Pedrotti 5

Il blitz di Casapound davanti alla sede della Cgil

Il blitz di Casapound davanti alla sede della Cgil

Blitz post-referendum di Casapound a Torino, davanti alla sede della Cgil in via Pedrotti 5. "Niente quorum, che delusione… nessuna accoglienza, remigrazione". È questo il testo che campeggia sugli striscioni affissi dai militanti, che hanno compiuto l'azione non solo a Torino ma anche in altre città italiane, per commentare, in modo netto e ironico, il fallimento del quinto quesito del referendum, quello relativo alla riduzione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana. In via Pedrotti, davanti all’ingresso del sindacato, lo striscione è stato srotolato e illuminato da fiaccole e fumogeni.

«Hanno tentato di mascherare le loro reali intenzioni parlando di lavoro, dopo anni passati a demolirlo. Ma nemmeno con il consueto vittimismo mediatico, le lacrime strategiche in tv e gli influencer schierati sono riusciti a smuovere l’indifferenza degli italiani – si legge in una nota del movimento –. Il quesito sulla cittadinanza è affondato nel silenzio generale, trascinando con sé vent’anni di narrazioni buoniste e colpevolizzanti. Altro che automatismi e sanatorie: serve una politica di remigrazione seria e strutturata. Rimpatrio degli irregolari, ritorno assistito per chi non si è mai integrato, riconquista delle periferie abbandonate e trasformate in enclave straniere. Il risultato di questo referendum dimostra che gli italiani chiedono un cambio di rotta netto. Non è tempo di concessioni, ma di una riconquista concreta del territorio, della sovranità e dell’identità».

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