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Edilizia sociale

A Torino case over40 la Regione promette: recupero da record

Torino fatica a rispondere alla crisi abitativa: il 68% delle case popolari ha oltre 40 anni. Le assegnazioni frutto del lavoro di segnalazione dei Servizi Sociali

Case popolari, c'è l'accordo tra Atc e Comune

Case popolari, c'è l'accordo tra Atc e Comune

Torino cambia e spesso non in positivo, è il caso del quadro delineato dall’Osservatorio sulle politiche abitative del 2025 presentato qualche giorno fa dalla Città. Una Torino sempre più “monoporzione”, dove la tipologia familiare principale è quella delle persone sole. In cui le richieste di alloggi su segnalazione dei Servizi Sociali sono più che raddoppiate in un anno. E, anche se si prova ad aumentare la messa a disposizione degli alloggi popolari (ad esempio con l’autorecupero bis, che ha “rimesso in circolo” 250 alloggi prima non assegnabili per la necessità di piccoli interventi di manutenzione) i costi della loro ristrutturazione rallentano di molto l’assegnazione. «Il nostro è un patrimonio immobiliare spesso datato, per cui le risorse non sono quasi mai sufficienti», aveva infatti dichiarato lo scorso marzo il presidente di Atc Piemonte Maurizio Pedrini.

Lo stato delle case popolari
Oggi gli alloggi di edilizia sociale costituiscono il 3,4% del totale delle unità abitative. Complessivamente sono circa 17.656, suddivise tra quelle di proprietà del Comune (circa 6mila) e dell’Agenzia Territoriale della Casa - Atc -, che costituiscono la fetta maggiore: 11.209 unità. A cui va aggiunta una quota molto più trascurabile, pari a 455 unità, di proprietà di altri enti. A pesare su questo patrimonio sono gli anni: il 68% costruito prima del 1981 e solo il 14% dopo il 1991. Più della metà, quindi, ha quasi un cinquantennio sulle spalle. Con i costi di manutenzione annessi e connessi.
E’ per questo che dalla regia della Regione si prova a dare un’accelerata: in primis con l’autorecupero, che consente la messa in servizio di tutti quegli alloggi che hanno bisogno di lavori di manutenzione entro i 10mila euro. E che altrimenti rimarrebbero “in coda”, in attesa delle risorse pubbliche necessarie. Un “win-win”, sia per Atc, perché saranno gli stessi inquilini a finanziare le ristrutturazioni, che per gli inquilini, che si vedranno scalare i costi sostenuti direttamente dal canone di affitto. «Obiettivo centrare in un solo anno l’obiettivo di un risanamento record delle case popolari torinesi, che consentirà ad Atc un’ondata di assegnazioni senza precedenti», aveva dichiarato l’assessore alla Casa della Regione Piemonte Maurizio Marrone lo scorso 7 giugno, dopo gli 1,4 milioni di euro stanziati per l’assegnazione di ulteriori 54 alloggi tra Torino e provincia.

La città in sofferenza
Un dato molto rilevante è che chi chiede un alloggio oggi quasi in un caso su due (circa il 40%) è straniero. Nel 50% dei casi è il frutto di una segnalazione da parte dei Servizi Sociali. Mentre se si passa alla tipologia di nucleo abitativo si nota che nel 41% dei casi si tratta di persone sole (quota raddoppiata in soli 5 anni, ad esempio nel 2018 erano il 23%), a conferma che Torino è sempre più una città “monoporzione”. «Il che ci dice quanto si sta allargando la sofferenza sociale della città», afferma l’assessore al Welfare Jacopo Rosatelli. Mai, negli ultimi 10 anni, infatti, si è parlato di una quota così significativa. Infine, scendono le assegnazioni in favore degli extracomunitari dal 45% del 2023 al 34% del 2024 (frutto della normativa regionale del 15 marzo 2024 che consente l’assegnazione solo a chi ha regolare attività lavorativa. Requisito non richiesto ai cittadini italiani e comunitari) in favore di quelli ai cittadini italiani, che dal 50% del 2023 sale al 6.

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0% lo scorso anno.

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