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Il progetto

Da Torino i "seminatori" di pace: "Basta con le guerre a Kiev e Gaza"

E’ nato il 20 luglio il Tavolo della Speranza, un unicum per consensi all’interno del panorama italiano

Da Torino i "seminatori" di pace: "Basta con le guerre a Kiev e Gaza"

Un impegno strenuo, collettivo, interreligioso si muove da Torino per il mondo. E si tratta del primo in Italia a vedere partecipare anche il centro islamico territoriale. «Anzi, è anche su suo stimolo che questo percorso è stato intrapreso». Lo dichiara orgoglioso Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato Diritti Umani e Civili regionale e portavoce del Coordinamento interconfessionale del Piemonte, tracciando le tappe di un percorso lungo almeno sei anni di dialogo continuo tra fedi religiose a Torino. E che vede oggi un importante nuovo punto di arrivo. La nascita del "Tavolo della Speranza", un accordo che ha visto un'amplissima partecipazione (in quindici i primi a firmare, tra cui anche il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco e il presidente del Comitato Interfedi Valentino Castellani, nonché il supporto della Fondazione Crt), che mira a contrastare il «clima d'odio e di spavento che oggi regna sovrano», spiega Leo. Per tenere i riflettori puntati sulla catastrofe umanitaria sotto i nostri occhi. Ispirandosi alla recente dichiarazione congiunta “Sulla guerra a Gaza e sulla responsabilità comune per la pace”, firmata dall’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, e Daniele De Paz, presidente della Comunità Ebraica bolognese, a Torino si è riusciti a fare di più.

Coinvolgendo sia il Centro Islamico che il Centro culturale Italo-Arabo Dar al Hikma: «Volevamo arrivare a unirci attorno a un tavolo permanente per dialogare di una convivenza civile e dare un esempio a tutto il Paese. Ma bisogna ascoltare», racconta Younis Tawfik, presidente del Centro culturale Italo-Arabo Dar al Hikma. «C'è tendenza a fare "tifoseria", e questo spesso si traduce in episodi violenti, "micce", anche qui. Ma la strada dev'essere la comunicazione», aggiunge Walter Nuzzo, del Comitato Diritti Umani, cofondatore del Coordinamento Interconfessionale, di fede buddista. «Vogliamo smentire le cose non vere, tante volte diffuse dai media. Il conflitto non va strumentalizzato», avverte invece il rabbino Ariel Finzi, a capo della Comunità ebraica di Torino.

«Non si può non condannare l’immensa catastrofe umanitaria che il confronto di Gaza sta provocando, con migliaia di palestinesi al limite della sopravvivenza. D’altro canto, non si può non condannare il rifiuto di Hamas a restituire alle loro famiglie i 50 ostaggi ancora nelle loro mani in buie prigioni sotterranee da quasi due anni. Non è umanamente accettabile», recita il comunicato. L’iniziativa, così, di cui entusiasta anche l’arcivescovo Derio Olivero, si correda di una serie di convegni autunnali, che culmineranno il 10 dicembre, nella Giornata internazionale dei Diritti Umani. «Sarà dedicata alle resistenze silenziose, come il regime di Maduro in Venezuela, di cui si parla ancora poco», dice.

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