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Il fatto

Stangata luce e acqua sugli ambulanti Comune: «Quote in base alla presenza»

Dopo la diffida del Goia per le richieste di pagamento «immotivate», la Città risponde

Dai furti ai cantieri fermi, gli ambulanti in piazza

Dai furti ai cantieri fermi, gli ambulanti in piazza

La tensione nei mercati torinesi torna a salire. Negli ultimi giorni sui banchi è circolata una comunicazione inattesa: richieste di pagamento per utenze di luce e acqua riferite al periodo successivo al dissesto del Cism, l’ex consorzio che gestiva i servizi e oggi in fallimento. A molti operatori sono arrivate somme da saldare considerate inspiegabili (fino a 400 euro) tanto da spingere l’associazione Goia–Fenapi a inviare una diffida formale direttamente a Palazzo Civico.

Secondo la sigla degli ambulanti, il Comune avrebbe imputato a diversi commercianti consumi mai effettuati: «C’è chi non si è mai allacciato agli impianti e non ha mai utilizzato quei servizi – spiega il presidente del Goia Giancarlo Nardozzi – e ora si ritrova comunque un conto. È inaccettabile».

Per l’associazione, quelle richieste non sarebbero altro che il tentativo di far ricadere sui mercatali «anni di gestione fuori controllo» legata al consorzio dissestato. Alla protesta si sono affiancati il consigliere comunale Giuseppe Catizone e il consigliere di Circoscrizione 7 Daniele Moiso (entrambi in quota Lega), che definiscono la manovra «una stangata inaccettabile». Non si può trasformare i mercati rionali nel bancomat dell’amministrazione, dicono.

Accuse respinte da Palazzo civico, che spiega i criteri di ripartizione dei costi. «Le quote di rimborso sono calcolate in base alla tipologia merceologica e alle presenze effettive sul mercato. È stato considerato che l’impianto è a disposizione di tutti e la spesa è stata ripartita sulla composizione giornaliera del mercato».

Ma, si precisa, chi ha comunicato di utilizzare un’utenza privata è stato escluso dai conteggi, e che la manovra non riguarda morosità precedenti al 1° marzo 2025.

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