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La polemica

Ambulanti in rivolta, Goia diffida il Comune di Torino: richieste di pagamento 'ingiustificate' per utenze mai usate

Il Comune di Torino: "Stiamo salvando la baracca, non era compito nostro controllare la validità di Cism"

MERCATO DI PIAZZA DON GRIOLI

MERCATO DI PIAZZA DON GRIOLI

Una diffida formale indirizzata al Comune di Torino nella giornata di ieri. A spedirla il Goia – Fenapi, una delle principali associazioni di categoria, che accusa l’amministrazione di «richiedere pagamenti ingiustificati e inaccettabili», relativi alle utenze del Cism, l’ex consorzio dei mercati oggi in fallimento.

Secondo l’associazione, infatti, nelle ultime settimane numerosi operatori avrebbero visto spuntare sul portale dedicato alla prenotazione del plateatico una richiesta di saldo per consumi in alcuni casi mai effettuati. «C’è chi non si è mai allacciato a quelle utenze e non ha mai usufruito dei servizi», denuncia il presidente Goia Giancarlo Nardozzi.

Nel mirino degli ambulanti c’è la presunta inerzia del Comune nella supervisione dei consorzi che gestivano i mercati. Secondo Goia, la mancanza di controlli avrebbe permesso che nel tempo si accumulassero debiti e irregolarità. «Ora si tenta di far pagare agli operatori il prezzo della mala gestione», afferma l’associazione.

Nella diffida l’associazione chiede due interventi immediati: sospendere tutte le richieste di pagamento delle utenze contestate; non subordinare il rinnovo delle concessioni al pagamento di somme forfettarie e non dimostrate.

Ma dall’assessorato al Commercio di Palazzo Civico arriva una ricostruzione ben diversa. «Da marzo a ottobre abbiamo coperto una prima tranche di costi per evitare il blocco dei mercati», spiegano dagli uffici. «Siamo subentrati per “salvare la baracca”, ma i controlli non spettavano a noi: i singoli mercati dovevano verificare l’idoneità degli allacci».

Il Comune precisa inoltre che per chi abbia usato dei generatori alternativi, per non collegarsi alla rete, «è vietato dai regolamenti di mercato». E chi non paga le utenze dovute va incontro a sanzioni.

Tra gli operatori che contestano le richieste, fulmine a ciel sereno, c’è Davide Speranza, ambulante da otto anni e mezzo nei mercati torinesi. «Mi chiedono 172 euro. In questi anni non ho mai utilizzato acqua o corrente, né avevo contratto con Cism». «Ho solo una bilancia. Il registratore di cassa lo ricarico a casa, il Pos pure. Per l’illuminazione uso una lampada a batteria. Come me tanti altri», continua Speranza.

E aggiunge una riflessione amara: «Siamo già l’anello debole del commercio. Siamo obbligati ad adeguarci alle condizioni che ci vengono poste di continuo dal Comune: Pos, registratori digitali e costi su costi. Questo sembra un regalo di Natale al contrario al contrario».

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