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Il fatto
03 Dicembre 2025 - 18:55
Il suk di via Carcano a Torino
"Paletti ben precisi e non negoziabili", per l'uno. "Evidente ritorsione", per l'altro. Il confronto di questa mattina tra gli assessori regionali Maurizio Marrone (Politiche Sociali) e Paolo Bongioanni (commercio) da una parte, e l’esponente della Giunta comunale con deleghe all'Economia circolare Chiara Foglietta dall'altra, sul futuro del suk di via Carcano, rischia di essere un ulteriore elemento di frizione nell'ultimamente assai fragile "concordia istituzionale" tra Regione e Comune di Torino.
Dopo l'aperto attacco al "Patto Askatasuna", con i garanti dello storico Centro sociale dalle frange eversive, che il sindaco di Torino Stefano Lo Russo continua a difendere come "percorso di uscita dall'illegalità", nel mirino il "Barattolo".
Dopo la stretta voluta dal capogruppo regionale della Lega Fabrizio Ricca, promotore della norma che limita il mercato del libero scambio a sole 12 giornate l’anno (invece che 18) tetto di fatto incompatibile con la sopravvivenza del Barattolo, era poi arrivata una parziale apertura. Una "sanatoria", tramite convenzione ad hoc, come annunciato ieri da Lo Russo, a cui avrebbero dovuto lavorare congiuntamente rappresentanti di Comune e Regione.
Ma l'incontro odierno ha generato più scompiglio del previsto. Con Marrone che ha rimarcato i punti fermi della Regione: sono ammessi come venditori solo persone seguite dai servizi sociali (per escludere approfittatori, speculatori e delinquenti); il censimento dei venditori, con l'inventario preventivo di dettaglio sulla merce (per scongiurare la vendita di merce di dubbia provenienza oppure nuova, contraffatta o di prodotti alimentari); infine il divieto di esternalizzazione della gestione del mercato, che dovrà essere invece gestito direttamente dal Comune. Con tanto di precisazione da parte di Marrone: "Stop alla deresponsabilizzazione del Comune, che attualmente invece delega gli oneri di controllo al soggetto privato che lucra sul mercato stesso". Il privato in questione sarebbe l’associazione ViviBalon. "Se il Comune è pronto a metterci la faccia bene. Non siamo più disposti a tollerare prese in giro, con i poveri usati come scudi umani", dichiara Marrone.
Toni duri e condizioni "irrealizzabili" per il Comune, che hanno innescato la replica di Foglietta che esprime rammarico, dopo un incontro "che sembrava essersi svolto in modo costruttivo". "La Città di Torino - sostiene - è stata sin dal mese di luglio disponibile al dialogo e tale resta, ma non intende prestarsi a politiche ricattatorie, che la costringano a penalizzare alcuni cittadini oppure altri - Limitare i venditori alle persone seguite dai servizi sociali non tiene conto che non tutte le persone in difficoltà rientrano in quel perimetro – spiega – e viola un principio basilare di riservatezza".
Critica anche la richiesta di inventariare migliaia di oggetti all’inizio di ogni giornata: «È un’attività impossibile, prima ancora che sul piano amministrativo su quello logico».
Foglietta chiude con un’accusa politica: «Sarebbe più corretto dire che la Regione non vuole consentire lo svolgimento del Barattolo. È una ritorsione che finisce sulle spalle degli operatori del commercio».
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