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Lavoro & Crisi
06 Dicembre 2025 - 07:30
La decisione è arrivata a tarda ora, dopo un incontro a Roma che i sindacati definiscono “improvviso e inatteso”. Konecta, multinazionale spagnola del customer care, ha annunciato la chiusura delle sedi di Asti e Ivrea entro giugno 2026 e il trasferimento a Torino di tutti gli oltre mille dipendenti: circa 400 addetti da Asti e 700 da Ivrea. Una scelta che ridisegna la presenza dell’azienda in Piemonte e apre un fronte sociale e territoriale di non poco conto.
La riorganizzazione: accorpare per "concentrare competenze"
Secondo il piano industriale presentato nella capitale, le due filiali piemontesi saranno accorpate nel polo torinese per concentrare attività, competenze e investimenti in un’unica sede più strutturata. Nelle intenzioni dell’azienda, la centralizzazione dovrebbe garantire efficienza e continuità operativa. Sul terreno, però, la mappa cambia: per centinaia di persone significa ripensare tempi, costi e ritmi di vita.
Le reazioni: "Un fulmine a ciel sereno"
Tra i lavoratori prevalgono sconcerto e preoccupazione. Le organizzazioni di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Piemonte hanno annunciato l’avvio delle procedure di raffreddamento in vista di uno sciopero regionale che coinvolgerà tutte le sedi Konecta del Piemonte. Sono in preparazione assemblee per informare i dipendenti e definire una piattaforma rivendicativa su tutele, tempi, modalità del trasferimento e possibili alternative.
Pendolarismo, costi e sostenibilità sociale
Il trasferimento a Torino, da completare entro giugno 2026, apre interrogativi concreti: per chi vive nell’Astigiano, nell’Eporediese e nelle aree più periferiche, il pendolarismo quotidiano potrebbe superare l’ora e mezza a tratta, con ricadute su spese di viaggio, conciliazione vita-lavoro e orari. Il rischio, sottolineano i sindacati, è un impatto pesante sulla tenuta economica di molte famiglie e sulla microeconomia dei territori.
Oltre l'azienda: l'equilibrio dei territori in gioco
La riorganizzazione si inserisce nel consolidamento del settore del customer care, segnato da fusioni e centralizzazioni. Ma la chiusura simultanea di due sedi così grandi ha una valenza che supera il perimetro aziendale: ad Asti e Ivrea quelle filiali erano diventate un riferimento occupazionale stabile, in particolare per giovani e donne. Ivrea, uscita a fatica dalla crisi manifatturiera, rischia di vedere indebolito un delicato equilibrio fatto di salari, turnazioni e servizi che ruotano attorno a quei posti di lavoro.
Le richieste: trattativa vera e soluzioni meno impattanti
Le sigle sindacali chiedono un confronto “reale” con l’azienda per salvaguardare la territorialità dei servizi e valutare soluzioni meno traumatiche per i dipendenti. Sullo sfondo, il possibile coinvolgimento di istituzioni locali e regionali, chiamate a mediare e a verificare strumenti e margini di intervento a tutela dell’occupazione e della coesione sociale.
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