Cerca

Parla Giordano Bruno Guerri

Quando Marinetti incontra l'intelligenza artificiale: il Futurismo tra audacia, ribellione e contraddizioni

Giordano Bruno Guerri e il Futurismo: tra provocazioni artistiche, rapporti con il Fascismo, emancipazione femminile e un dialogo immaginato con Marinetti tramite l'intelligenza artificiale

Quando Marinetti incontra l'intelligenza artificiale: il Futurismo tra audacia, ribellione e contraddizioni

Giordano Bruno Guerri

Storico, saggista, giornalista, intellettuale “disorganico”, Giordano Bruno Guerri è uno dei più autorevoli studiosi del 900, in modo particolare del ventennio fascista. Ma è anche un grande divulgatore; sua fu la direzione di “Storia Illustrata”, il mensile di Mondadori che Giordano Bruno Guerri portò a superare le 150mila copie di venduto. La sua ultima fatica, edita da Rizzoli, è “Audacia, ribellione, velocità - Vite strabilianti dei futuristi italiani”. Il volume sarà presentato a Torino presso il Centro Pannunzio il 15 gennaio 2026.
Non crede che la società moderna possa considerarsi già vecchia e sorpassata rispetto alle idee del Futurismo?
«E’ una considerazione interessante che condivido. Il Futurismo immagina una società aperta, un’arte con le porte completamente spalancate e la sua influenza credo proseguirà per chissà quanto ancora»
Nelle scuole italiane il Futurismo è stato sempre insegnato, nel bene o nel male, e nessuno è mai riuscito a “silenziarlo”.
«Perché non lo si può ignorare. Significherebbe cancellare le avanguardie culturali, tutte, del 900 e fino ai giorni nostri. Del resto, senza il Futurismo non sarebbe stato possibile arrivare alla Banana di Cattelan (che può piacere o meno). Possiamo riderne, ma la provocazione è rispettabile, come è rispettabile tutta l’arte, persino quella brutta. Certo, la speranza è che diventi anche bella. Ma gli scarti si eliminano da soli»
Un tema d’obbligo: Futurismo e Fascismo.
«Intanto bisogna dire che il Futurismo è arrivato (e ha dato il meglio) 10 anni prima del Fascismo. Molti futuristi furono certamente fascisti. È vero, il regime entusiasmò una quantità enorme di italiani, ma non tollerava le contraddizioni. Ed entro questa situazione forzata, si arrivò inevitabilmente a dei compromessi. Tuttavia, bisogna guardare ai risultati finali, anche alle opere rese possibili dalla volontà di costruzione e unificazione del Fascismo. In Italia non vi fu mai una guerra alla cosiddetta “arte degenerata”. Non abbiamo conosciuto ciò che accadde nella Germania di Hitler o nell’Unione Sovietica di Stalin, dove si pretendevano solo ritratti di contadini e operai dalle braccia muscolose. Il Futurismo fu un antidoto: contribuì in modo determinante alla libertà di espressione artistica nel nostro Paese».
Lei sostiene che Marinetti si sarebbe innamorato dell’Intelligenza artificiale.
«L’intelligenza artificiale (anche quella generativa) bisogna imparare ad utilizzarla, siamo noi ad averne timore, come accade per ogni grande novità. Loro, invece, i futuristi ne avrebbero fatto largo uso. Posso solo dire che, alla fine del libro, c’è un dialogo tra me e Marinetti ottenuto grazie all’Intelligenza artificiale, capace di entrare nei suoi panni e di usare il suo linguaggio e i suoi concetti».
Nel libro lei tratta anche del ruolo delle donne secondo il Futurismo.
«I futuristi disprezzavano la donna intesa come “angelo del focolare”, rinchiusa in casa a cresce bambini, sottoposta al marito, al padre, ai fratelli. I futuristi disprezzavano anche l’immagine della donna destinata solo alle carezze e ai profumi. Volevano invece una donna autonoma, indipendente, lavoratrice, capace di godere della propria libertà, come la donna di oggi, con i pantaloni».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.