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Sanità
17 Dicembre 2025 - 16:15
La somministrazione della pillola abortiva RU486 nei consultori familiari del Piemonte resta vietata, nonostante le linee di indirizzo nazionali consentano la procedura anche in regime ambulatoriale fino alla nona settimana di gravidanza. La questione è stata sollevata in aula dalla consigliera regionale Nadia Conticelli (PD), con un’interrogazione a risposta immediata al Presidente del Consiglio regionale.
Nel 2020 la Regione Piemonte annunciava il divieto di somministrazione della RU486 nei consultori e negli ambulatori, in contrasto con le linee nazionali del Ministero della Salute. La Giunta aveva parlato di una circolare di indirizzo alle ASL e ASO per chiarire criticità giuridiche e stabilire la riserva della procedura in ambito ospedaliero. Tuttavia, la Direzione Sanità regionale ha confermato che nessuna circolare formale è mai stata redatta o inviata, e che le indicazioni si basano solo su un comunicato stampa del 2 ottobre 2020 su Piemonte Informa.
Conticelli ha sottolineato che da cinque anni i circa 150 consultori piemontesi non possono somministrare RU486 sulla base di un semplice comunicato, privo di valore regolatorio. L’assessore alla Sanità Riboldi ha confermato la linea della Regione, senza fornire elementi scientifici a supporto della maggiore sicurezza della sola modalità ospedaliera. Il ricorso esclusivo all’ospedale comporta inoltre un costo di circa 418 euro, contro i 73 euro della modalità ambulatoriale, con ricadute sui bilanci pubblici.
La consigliera ha evidenziato come in altre Regioni, come Lazio, Emilia-Romagna, Sardegna e Toscana, la somministrazione della RU486 in regime ambulatoriale sia regolarmente praticata nel rispetto delle linee ministeriali. La mancata applicazione di queste linee rischia di configurare una violazione dei livelli essenziali di assistenza e limita l’accesso ai servizi per le donne piemontesi.
Conticelli ha definito “molto grave” la situazione, parlando di un uso ideologico delle competenze regionali che nega diritti e indebolisce i consultori. “Le linee guida del Consiglio Superiore di Sanità consentono la somministrazione della RU486 anche in consultorio. In Piemonte, invece, sono i diritti delle donne a essere a rischio”, ha dichiarato.
Dal canto suo, la Giunta regionale ha risposto che la comunicazione inviata al Ministero della Salute nel 2020 definiva “inapplicabili” le disposizioni ministeriali per la somministrazione in consultorio, motivando la decisione su base giuridica e tecnico-sanitaria. Il Ministero non ha sollevato obiezioni. Secondo la Giunta, il mancato recepimento delle nuove linee guida non richiede altri provvedimenti, rimanendo inalterata la disciplina già applicata in Piemonte e in altre sedici Regioni italiane.
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