l'editoriale
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06 Ottobre 2021 - 07:00
Via Saorgio, ore 11. A pochi passi dall’incrocio con corso Venezia c’è un uomo steso a terra. Sul torace gli si allarga una macchia rossa, mentre suo fratello si dispera a pochi metri di distanza. Un poliziotto si china, prende il ferito tra le braccia, gli dice qualcosa all’orecchio. La risposta è un sussurro, appena percettibile: «Non lo so, non so chi mi ha sparato». Sono le uniche parole che il ferito riesce a pronunciare prima di essere trasportato in ambulanza alle Molinette, dove ora lotta per la vita.
Ieri mattina la tranquillità di Borgo Vittoria è stata rotta non dai rumori del vicino cantiere del passante ferroviario ma da quelli, improvvisi e inaspettati, di alcuni colpi di pistola. Due o tre, a seconda delle versioni dei testimoni, che sono stati sparati in strada, proprio al fondo di via Saorgio. A essere raggiunto da due colpi in pieno petto è stato Uba Rexhep, un albanese di 48 anni. Secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile, l’uomo era appena arrivato in via Saorgio con il fratello. I due, a bordo di una Fiat Panda, hanno parcheggiato l’auto all’altezza del civico 6. Cosa è successo dopo, gli investigatori stanno cercando di ricostruirlo con i racconti del fratello e degli altri testimoni, alcuni dei quali avrebbero sentito delle urla, quindi si pensa che ci sia stata una breve lite con qualcuno che aspettava i due albanesi in strada. Subito dopo, i colpi di pistola. Due o tre, in base alle testimonianze, esplosi in rapida sequenza. La vittima ha cercato di fuggire ma si è accasciata dopo pochi metri, proprio sotto il cartello stradale all’incrocio con corso Venezia. Lo sparatore, un uomo che indossava un giubbotto nero, è invece scappato a piedi, inseguito per un breve tratto dall’altro albanese che però non è riuscito a raggiungerlo: anche lui verso corso Venezia e poi ha girato a sinistra, in direzione di corso Grosseto, riuscendo a far perdere le proprie tracce prima dell’arrivo sul posto della polizia municipale e delle volanti della questura.
L’albanese è stato trasportato alle Molinette e operato. Ora è ricoverato in Rianimazione, intubato e ovviamente in prognosi riservata. Sperando di poter presto parlare con lui, le indagini degli investigatori partono dal fatto che la vittima ha alle spalle alcuni precedenti per droga. Il fratello in questura ha parlato di una «lite casuale in strada» ma l’ipotesi è che in realtà i due - che non sono residenti in zona - avessero appuntamento con qualcuno, forse per concludere un affare legato al traffico di stupefacenti, finito però male. Un aiuto alle indagini potrebbe arrivare dall’analisi dei cellulari dei due albanesi: se davvero conoscevano e avevano appuntamento con chi ha sparato, è probabile che il suo nome possa comparire tra telefonate e chat. Gli agenti stanno poi raccogliendo i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona: nessuna è puntata sul luogo dell’agguato ma la speranza è che qualcuna possa aver registrato lo sparatore durante la fuga o nei minuti precedenti all’incontro con gli albanesi. In possesso degli investigatori anche un filmato girato da una passante che mostra i momenti subito successivi alla sparatoria, con Rexhep sollevato dal fratello e portato verso l’auto, da cui poi hanno chiamato il 118. Non è da escludere l’ipotesi che chi ha sparato non fosse da solo: un complice poteva aspettarlo a breve distanza, in un’auto pronta alla fuga. Una curiosità: durante i rilievi, gli uomini della scientifica hanno trovato un proiettile che però non era collegato con quanto avvenuto ieri, in quanto “fuso” nell’asfalto e quindi lì da chissà quanto tempo.
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