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La folle domenica del maniaco seriale a caccia di escort anche a San Salvario

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Alto un metro e 85, nordafricano, capelli scuri e lisci. Viso un po’ allungato, magro. Indossava una tuta grigio scuro, scarpe da ginnastica, un giaccone, scuro anche questo. Lo sguardo era quello «di un uomo cattivo che va a caccia di donne per fare del male». Lo ricordano bene le ragazze che vendono amore nelle strade di San Salvario. E, stando a quello che hanno raccontato alle loro colleghe degli altri quartieri, invitandole a mantenere alta la guardia per evitare di finire male, si sentono delle miracolate. Convinte come sono che l’uomo da cui sono riuscite a liberarsi a fatica domenica scorsa sia lo stesso che nella notte avrebbe poi accoltellato due prostitute a Barriera di Milano e a Mirafiori. A promuovere questa teoria dal campo delle suggestioni a quello delle ipotesi ci sono innanzitutto gli orari, che sono compatibili: a San Salvario, “il maniaco” (come l’hanno ribattezzato qui) ha seminato il terrore dalle 11 di mattina alle tre di pomeriggio. Avvicinandosi agli angoli, con lo sguardo fisso e cattivo. Ha offerto a tutte cento euro per appartarsi con lui. Poi, dopo ogni rifiuto, ha continuato a insistere. Nascondendosi dietro le auto. E ammiccando di tanto in tanto a un altro nordafricano («più basso e più scuro») che se ne stava accucciato dall’altra parte della strada e ad un certo punto se n’è andato verso via Madama Cristina. Era lo stesso uomo che poi, armato di coltello, ha quasi ammazzato una ragazza pugnalandola alla pancia e ne ha ferita un’altra nel cuore della notte? Impossibile dirlo per ora. Ma le indagini proseguono. E con il passare delle ore sembrano allontanarsi dalla pista (che però non è stata abbandonata) di una punizione esemplare di quel mondo del racket in cui gli sgarri si lavano con il sangue, per puntare sull’ipotesi, forse ancor più inquietante, del maniaco seriale. Un uomo ossessionato dalle donne che si aggira per la città, abborda le prostitute e poi le colpisce. Per ucciderle. Forse, addirittura, con un complice. Georgina, 29 anni, pugnalata alla pancia sull’uscio del suo piccolo appartamento al primo piano di un palazzo in via Biscarra a Mirafiori, è ricoverata in prognosi riservata alle Molinette e non ha ancora potuto parlare con gli investigatori della Mobile. Roxana, 24 anni, ferita in maniera meno grave nel suo piede-a-terre di via Trino, medicata al Giovanni Bosco, ha prima detto di essere caduta dalle scale e poi, quando ha capito che i medici non avrebbero “bevuto” questa versione, si è sfogata tra le lacrime, confidando ai carabinieri che l’hanno raggiunta al pronto soccorso, di essere stata aggredita «da due marocchini». Gli stessi che nelle chat delle prostitute si dice si aggirassero all’ora di pranzo a San Salvario? Possibile, e forse lo sanno anche gli investigatori. Ma l’inchiesta, coordinata da due mastini come i pubblici ministeri Giulia Rizzo e Paolo Scafi, è coperta dal massimo riserbo. E nulla trapela. Nei corridoi al sesto piano del Pala Giustizia, a tarda sera, le luci restano accese e si lavora sodo. Se c’è un maniaco va fermato. E subito. Come sanno bene gli investigatori di lungo corso, ogni minuto che passa, in casi come questo, è un minuto perso. La scia di sangue potrebbe allungarsi.
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