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Lo Stato sotto attacco: la procuratrice Loreto nel mirino anarchico

Lo Stato sotto attacco: la procuratrice Loreto nel mirino anarchico
Quel volantino affisso sui muri dell’Università “La Sapienza” di Roma inquieta per le minacce implicite rivolte ai responsabili delle istituzioni, compresa la procuratrice capo di Torino Anna Maria Loreto e per ciò che ne potrebbe derivare. I volti dei personaggi ritratti sono otto, in quest’ordine: Sergio Mattarella, Carlo Nordio, Marta Cartabia, Giovanni Russo, Pietro Curzio, Anna Maria Loreto, Giorgia Meloni, Gianni Melillo. Per ognuno di loro è stata anche indicata la carica che ricoprono. Dunque, una minaccia neppure troppo velata alle istituzioni e allo Stato, l’ennesima, che si inserisce in una cornice di violenza e tensione che giorno giorno viene alimentata da gruppi di violenti. I manifesti arrivano a pochi giorni di distanza dalle parole di uno degli storici appartenenti ai gruppi anarchici italiani, Pasquale Valitutti, che, senza remore e senza timori, ha palesemente minacciato di morte quelli che, se Cospito dovesse morire, sarebbero i responsabili: «Noi vogliamo che Alfredo non muoia. È un nostro compagno, fa parte della famiglia anarchica. Sangue del nostro sangue e nervi dei nostri nervi. Noi non sopporteremo che Alfredo venga ucciso senza reagire. Queste persone che stanno assassinando Alfredo si sono messe nel mirino delle armi libertarie-rivoluzionarie». Quindi, ecco le parole che, a leggerle ora, dopo la comparsa dei manifesti all’università, delineano la strategia degli anarchici: «Noi adesso, in questo momento storico faremo in modo di indicare con chiarezza coloro che sono direttamente o indirettamente responsabili dell’assassinio di Alfredo. Poi i tempi cambiano e sicuramente in un futuro questa gente sarà colpita dalle armi rivoluzionarie». C’è poco altro da aggiungere alle parole di Valitutti, che seppure ora sia anziano e invalido, non ha mai smesso di partecipare alle azioni anarchiche ed era in piazza anche un mese fa di fronte al Tribunale di Torino e guidava la manifestazione. Quel documento potrebbe essere anche l’emblema di un collegamento diretto tra i gruppi anarchici (insurrezionalisti e rivoluzionari), con elementi del mondo accademico. Così come fu, nel periodo del terrorismo, per gli scritti Br veicolati negli Atenei, grazie anche all’equivoca e poi sinistra opera dei “cattivi maestri”, quali Tony Negri e Giovanni Senzani, entrambi docenti universitari. Al manifesto si aggiungono altri motivi di tensione e di paura, tant’è che le scorte di alcuni magistrati (tre di Torino) sono state rinforzate di uomini e di mezzi e i «controlli dinamici» da parte delle forze dell’ordine su obiettivi sensibili (quali Tribunali, sedi di partiti e delle istituzioni, aziende e mezzi di informazione), sono stati riattivati e incrementati. Infine (altro motivo di tensione), i sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro (eletto a Biella) e Andrea Ostellari sono finiti sotto scorta in seguito alle polemiche degli ultimi giorni in merito alla detenzione in regime di 41 bis di Cospito. Ma lo scambio di accuse sul piano politico sembra non calare di tono neppure nelle ultime ore. Tanto che è dovuta intervenire la premier Giorgia Meloni: «Sulla vicenda del 41 bis e delle minacce che sono state ricevute da politici e funzionari da parte degli anarchici dobbiamo essere uniti e ci deve essere responsabilità da parte di tutti».
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