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Sul Po hanno già la paura delle alghe: «Difficile che le tolgano in tempo»

Sul Po hanno già la paura delle alghe: «Difficile che le tolgano in tempo»

Sono piante acquatiche che, negli ultimi anni, hanno invaso il Po a causa delle alte temperature e dalla mancanza di adeguata pulizia. Ma per i torinesi sono semplicemente “alghe”: «Ce le aspettiamo già per aprile e non siamo sicuri che il Comune interverrà in tempo per toglierle». Parola di Enrico Marucco, presidente della Reale Società Canottieri Cerea. Lo stesso che, tra primavera ed estate 2022, aveva puntato il dito contro le condizioni del fiume nel tratto dedicato ai circoli di canottaggio: quel lembo d’acqua lungo 6 chilometri era stato praticamente ricoperto dalle alghe, in modo da rendere difficile e pericolosa la navigazione. Oltre a presentare una pessima immagine di Torino e del suo fiume.

Il caldo e la siccità di quest’inverno fanno pensare che il problema si ripresenterà allo stesso modo nel giro di un paio di mesi: «Di solito le piante acquatiche cominciano a vedersi ad aprile» stima ancora Marucco.

La vera emergenza scatterebbe poi a ridosso dell’estate, visto che le alghe crescono grazie alla scarsa portata del fiume e alle alte temperature. Con l’accumulo dei detriti e l’innalzamento del letto a dare l’ultima spinta per trasformare il fiume in un “lago caldo” pieno di vegetazione bloccata e profondo solo 1 metro e 20 all’imbarco di alcuni circoli: «In certi momenti sembra più il Rio delle Amazzoni che il Po, con tutte quelle isolette che si formano». Il presidente del circolo Cerea vede anche dei segnali positivi: «Di buono c’è che il Comune ha già convocato noi presidenti dei circoli per fine febbraio e ha già avviato una pulizia delle sponde. Significa che si vuole affrontare il tema per tempo. D’altronde conosciamo queste situazioni da anni e probabilmente dovremo continuare a conviverci anche in futuro, visto che vivremo estati sempre più calde e secche».

Quale dovrebbe essere la soluzione contro le alghe? «L’ideale sarebbe dragare il fiume, come si faceva in passato. Ma sappiamo quanto sia complicato e costoso. Restano le alternative “tampone”, come quelle portate avanti lo scorso anno». Grazie a ripetuti passaggi di una barca fresatrice, infatti, le piante erano state estirpate: «Purtroppo si era partiti un po’ troppo tardi, correndo ai ripari quando la situazione era già diventata critica. Ora speriamo che s’intervenga prima. E bisogna pure considerare che in primavera potrebbe ricominciare a piovere, anche in modo violento. Bastano delle piccole piene per mandare in crisi i circoli e le centinaia di persone che li frequentano».

Le riflessioni di Marucco suonano come degli appelli ad accelerare i tempi: «Vedremo a fine mese se si prenderanno delle decisioni. E se si interverrà prima che sia troppo tardi. Ma lo ritengo difficile: è più probabile che queste opere finiranno disperse tra la burocrazia, come spesso succede in Italia».

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