La gazzosa made in Turin? Eh sì: anche una delle più celebri bibite della modernità è stata inventata a Torino; peccato che, oggi, nessuno conosca il nome del suo inventore: Francesco Botto. Ad un cotanto inventore, la città di Torino avrebbe dovuto dedicare almeno una via o un giardino. Invece, Botto resta un carneade calzato e vestito: per noi moderni è un tizio qualunque, che nel 1833 sviluppò un nuovo tipo di “gazosa” (così veniva scritta, all’epoca) che non perdeva le bollicine. Sì, perché già in epoca napoleonica si sorseggiavano bevande effervescenti ma, in assenza di una tecnica di produzione efficace, le bollicine dopo poco tempo svanivano.
Possiamo immaginare il rammarico dei gentiluomini dell’epoca e del sofisticato imperatore dei francesi, di fronte ad un bicchiere di gazzosa sgasata. Il motivo? Le bollicine erano ottenute lasciando fermentare le bottiglie di prodotto sotto il sole; un procedimento naturale ma poco pratico. Ed ecco, l’invenzione: il 24 agosto 1833 la Gazzetta Piemontese riportò la notizia dell’invenzione di una gazzosa che non sgasava, ottenuta con un macchinario che immetteva artificialmente l’aria nell’acqua; un procedimento che, per inciso, non è molto diverso da quello odierno.
«Questa bevanda - si legge sul quotidiano - non meno gradita che salutare è in gran voga presso gl’Inglesi e i Francesi, e se non lo è tuttora quanto il merita in Piemonte, n’è causa per avventura la non esatta sua fabbricazione, impiegandovisi materie fermentate e sciroppi che guastano il palato e lo stomaco. Tale rimprovero non si può fare a quella fabbricata da Francesco Botto, al Caffè del Nord, piazza del Senato Nuovo. Egli la depura prima al grado di acqua stillata, e quindi sotto una potente macchina di compressione la satura di ben tredici volte il suo volume di gaz acido carbonico, sciogliendovi poi la più fina essenza di limone e lo zucchero meglio cristallizzato. Tale è la sua Limonata gazosa».
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Limonata gazosa: possiamo immaginare che accoglienza fu riservata alla nuova bevanda, in un’epoca in cui non c’era una gran varietà di bibite e affini. Non a caso, da Torino la gazzosa si diffuse rapidamente in tutto il mondo. L’inventore, l’oscuro imprenditore Francesco Botto, venne elogiato dal quotidiano Gazzetta Piemontese e ricevette il suo momento di gloria, prima di essere sostanzialmente dimenticato dai posteri. Ma la sua invenzione no: quella rimase, perché se oggi beviamo gazzose con le bollicine lo dobbiamo in buona parte a lui. Ci vorrebbe per lo meno una targa che commemori il nostro concittadino; per il momento, lo ricordiamo con un brindisi: un brindisi con la gazzosa.
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