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20 Marzo 2021 - 07:59
Depositphotos
Le avanguardie artistiche da metà 800 in qua si sono sempre “ribellate” ai canoni estetici del loro tempo, rifiutandoli e proponendo una provocatoria “fuga in avanti” dai “valori muffiti” della “borghesia bottegaia”. Con Internet le stranezze artistiche antiborghesi si sono moltiplicate. Installazioni, performances, vendita virtuale (NFT).
La società Injective Protocol, dopo aver acquistato un’opera dello street artist anonimo Bansky e averla “convertita” in NFT (Non Fungible Tokens, gettoni virtuali, tipo i bitcoins, cioè materia digitale) l’ha bruciata. Vendendo i NFT ha guadagnato il quadruplo del costo d’acquisto. Christo impacchettava interi palazzi, poi vendeva foto e progetti firmati di queste installazioni. Oggi forse le venderebbe in NFT.
Un suo imitatore, lo street artist francese JR, applica enormi pannelli fotografici alle facciate dei palazzi. Ieri a Firenze ha inaugurato l’opera “la ferita”, enorme collage di foto d’interni applicato a Palazzo Strozzi come “riflessione sull’agibilità dei luoghi di cultura in epoca Covid”. Anche lui lo venderà in foto come Christo. Ma dopo il successo del Bansky flambé c’è il rischio che qualcuno bruci la sua “ferita” senza manco comprarla, mettendo il filmato dell’operazione (preparativi, innesco e rogo) sui social.
Se una foto del gatto di Ronaldo vale 400mila euro su Instagram, figuriamoci quel video. Chi l’ha comprata in ‘Christo mode’ da JR non perderebbe un cent (l’opera sparirà comunque, smontata), anzi, l’eco mediatica del rogo ne aumenterebbe il valore. Ma notate: dietro queste pazzie d’avanguardia c’è sempre lui, il dio denaro, e la solita borghesia ‘muffita e bottegaia’ pronta a scucirlo. Furbi, gli artisti.
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