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Medaglie al merito

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Fonte: Depositphotos

Federico Rampini è un famoso giornalista e saggista con un pedigree di sinistra adamantino: ha esordito a Città Futura, organo della Fgci, poi è passato al settimanale Pci Rinascita, da lì all’Espresso e quindi a Repubblica, di cui è tuttora corrispondente dagli Stati Uniti (dove vive dal 2000). Una sua dichiarazione recente ne dimostra l’onestà intellettuale: “Quando le celebrity milionarie dello sport o del cinema o della pop-music abbracciano le cause progressiste fanno più male che bene. I media adorano questi pronunciamenti, ma il popolo diffida di chi pretende di difenderlo vivendo nella stratosfera. E smettiamola di dire che sono gesti coraggiosi quando l’establishment li sostiene: da quando in qua è coraggioso il conformismo?” Questo schiaffo ai Ferragnez e ai loro epigoni gli è valso un fiume di insulti sui social e l’ostracismo della Cupola culturale rossa. Ma lui è onesto e se ne frega, come altri personaggi che, pur di sinistra, non lesinano critiche al Grande Fratello dem-antifapoliticorretto: Rizzo, Mughini, Sansonetti… Tutti disprezzati come rinnegati, traditori, revisionisti e opportunisti, come capitò a Bocca quando osò lodare la Lega federalista di Bossi e Miglio. Rinnegato fu definito anche Pansa, quando dopo aver navigato per anni nel mar rosso di Espresso e Repubblica approdò all’inosabile critica della resistenza, rivelandone misfatti e delitti. Persino il cofondatore e senatore del Pd Ichino fu bollato d’infamia quando osò denunciare i fannulloni statali: dovette passare gli ultimi anni di vita sotto scorta. Dal ‘68 in poi per i compagni è così: chiunque dissenta è un protofascista, un rinnegato da zittire. Non capiranno mai che per le menti libere quegli insulti sono medaglie. collino@cronacaqui.it
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