La guerra per procura

Mandare armi a un paese belligerante equivale ad entrare in guerra, il che è vietato dalla Costituzione. “È vero – ammettono i giornaloni mainstream – ma aiutare chi si difende da un’aggressione è un dovere sottinteso, anche se i Padri Costituenti non l’hanno scritto espressamente” Ah, sì? Allora esistono due Costituzioni, una scritta e l’altra sottintesa? In ogni guerra (e ce ne sono 59 in corso nel mondo oggi) c’è un aggressore e un aggredito: dovremmo allora mandare armi, secondo questa costituzione sottintesa, a 58 belligeranti aggrediti (agli ucraini le mandiamo già)? Imbarazzo degli armaioli arcobaleno. Meglio insistere con la demonizzazione di Putin: “è il diavolo incarnato, peggio di Hitler, un despota che in casa non tollera oppositori, li incarcera e li avvelena”. Lo dice proprio quel Biden che sta facendosi consegnare dagli inglesi Julian Assange, il giornalista fondatore di WikiLeaks, perseguitato da 12 anni per aver svelato i segreti imbarazzanti dei governi Dem, le tresche elettorali della Clinton e le porcate yankee in medio oriente. Per 7 anni chiuso in un’ambasciata, e da 3 incarcerato in Inghilterra, Assange sarà estradato il 18/5 in Usa, dove rischia 175 anni di galera. La gente crede ai racconti delle crudeltà russe in Ucraina, ma non va a vedere su Youtube quel che han fatto gli Usa in Iraq. Nel video top secret del Pentagono pubblicato da Assange nel 2010 si vedono soldati americani che uccidono sghignazzando da un elicottero 15 civili inermi (tra cui due fotografi della Reuters), feriscono due bambini e si accaniscono su un colpito che si trascina a terra. Putin sarà pure un despota, ma oltre Atlantico c’è chi sa stargli alla pari, quando vuole.

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