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In tribunale

Parla il ragazzo violentato nell'ex scuola: «Volevano ammazzarmi»

Ecco cos'ha detto il ventenne durante il processo a carico di due stranieri

Parla il ragazzo violentato nell'ex scuola: «Volevano ammazzarmi»

«Cercavo una pistola per farla finita. Poi quei due mi hanno picchiato e rapinato. Uno mi ha violentato e ha detto: “Che facciamo, lo lasciamo vivo o lo ammazziamo?”».
Giovanni (il nome di fantasia) parla dietro un paravento per non incrociare lo sguardo con i due imputati. Cioè un marocchino e un senegalese, accusati di rapina e lesioni dal pubblico ministero Barbara Badellino: i due, assistiti dagli avvocati Luca Tommaso Calabrò e Ilenia Albanese, avrebbero picchiato e preso al ragazzo tutto quello che aveva. E il secondo avrebbe anche costretto Giovanni a praticargli un rapporto orale.

Era il 22 ottobre 2022 ma nei giorni scorsi il ventenne Giovanni è stato sentito come testimone nel processo a carico dei due stranieri: «Era un periodo difficile, di cambiamento, soffrivo di ansia e depressione - ripercorre il ragazzo, che abita in un comune della prima cintura torinese - Mi è venuta la malsana idea di farla finita, così sono venuto in treno a Torino per cercare una pistola. Ho scelto Barriera di Milano perché sapevo che era una zona malfamata».
Il ventenne gira per ore nel quartiere, fra corso Palermo, piazza Bottesini e via Montanaro. Fino a quando incontra due uomini stranieri: «C’era un nero di 20 anni e un marocchino più grande, mi hanno fatto cenno di seguirli». Giovanni non lo sa ma non hanno intenzione di dargli la pistola che cercava. Anzi: secondo quanto ricostruito dalle indagini, i due lo trascinano dentro l’ex scuola Salvo D’Acquisto, edificio abbandonato da anni all’angolo fra via Tamagno e via Tollegno.

E’ lì che inizia il racconto dell’orrore: «Il primo era sopra di me e ha iniziato a prendermi a pugni sul volto e sull’occhio mentre ero sdraiato sul materasso. L’altro era in piedi e mi ha svuotato per prendermi tutto. Io ero nel panico, stavo fermo, detto che avevo il bancomat nel portafogli con cui potevano prendere i soldi: “Lo lasciamo vivo o lo ammazziamo?”. Poi mi ha fatto inginocchiare e spinto la testa per costringermi a compiere un rapporto orale. Alla fina he detto: “Vado a prendere un coltello”. Io avevo i pantaloni abbassati alle caviglie, me li sono sfilati e sono corso via senza voltarmi dietro».

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