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Il retroscena

L'esorcismo dell'imam tra botte e cocaina: cosa è successo nella casa di Salassa

I responsabili volevano scappare in Marocco col corpo della vittima

La casa degli orrori a Salassa (nel riquadro, l'imam)

La casa degli orrori a Salassa (nel riquadro, l'imam)

«Mio nipote era posseduto dal diavolo, gli parlava e gli diceva “Dammi tua moglie”». Queste le parole che l’imam del Canavese, Abdelrhani Lakhrouti, ha detto ai carabinieri di Cuorgné quando, durante l’interrogatorio, i militari gli hanno chiesto lumi su fantomatici “esorcismi” da lui praticati nei confronti di Khalid Lakhrouti, il 43enne marocchino morto nella sua abitazione di via Cavour, a Salassa. Soffocato, piedi e mani legati. In bocca un cuscino, o forse un vestito visto che durante l’autopsia è stato trovato un bottone. Una morte assurda, ma dietro c’è un macabro rituale. E ad eseguirlo, in più occasioni, sarebbe stato proprio Abdelrhani Lakhrouti, l’imam. Che ai militari ha dapprima negato - «Non sono pratico di queste cose» - e poi ammesso invece di averlo fatto, l’esorcismo. Rituali praticati per scacciare i demoni dal corpo e dalla casa di Khalid. Nelle volte precedenti il 43enne è finito all’ospedale per le ferite riportate. Nell’ultima circostanza è morto. Alla presenza dei tre (imam, ex moglie e fratello) che poi sono finiti in manette.

E le dichiarazioni contraddittorie, non solo quelle dell’imam, ma anche quelle degli altri due arrestati, l’ex moglie Sara e Nourdinne, fratello di Khalid, hanno fatto capire ai militari che il 43enne non era deceduto per un’overdose, ma era stato ucciso. Quella sera del 10 febbraio i carabinieri sono arrivati su telefonata del 118, sopraggiunto in via Cavour. Khalid era morto tra le 19 e le 20, ma i soccorsi sono stati chiamati solo alle 21.37. Perché? Evidentemente, c’era qualcosa da nascondere. Infatti, gli arrestati hanno fatto di tutto per depistare le indagini. «Dobbiamo volare in Marocco», diceva l’imam. Motivo, portare via Khalid. Inoltre, alla domanda su cosa sia accaduto tra il decesso e la chiamata al 118, i parenti hanno risposto di «avere bagnato con acqua benedetta il volto di Khalid, che era vivo ma stava recitando un passo del Corano». La “Ayat al kursi”, l’ultima preghiera prima di morire.

Khalid, tuttavia, non era un uomo irreprensibile. Dipendente dalla droga (trovata nel suo corpo) era violento con Sara. La donna sarebbe stata anche presa a morsi dall’ex marito. E il ruolo dell’imam? Abdelrhani Lakhrouti è, appunto, guida spirituale degli islamici in Canavese. Su Facebook sono numerosi i video dove prega recitando il Corano. Recitando più volte «Apparteniamo ad Allah e a lui ritorneremo». Verso del Corano recitato, tra l’altro, dagli jihadisti prima di “sacrificarsi”. Per intenderci, la frase pronunciata l’11 settembre 2001 da Mohamed Atta, sul volo dell’American Airlines che si schiantò sulle Torri gemelle di New York.

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