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Il processo

Le offre un lavoro e la violenta nel parco: condannato lo stupratore del Meisino

Un 39enne marocchino ha inseguito una ragazza in mezzo alla boscaglia del Meisino

Le offre un lavoro e la violenta nel parco: condannato lo stupratore del Meisino

Foto di repertorio

Ha risposto a un annuncio di lavoro ed è stata stuprata. Ora il suo aguzzino è stato condannato a sette anni di carcere, quasi il massimo della pena perchè l’imputato ha scelto di fare il rito abbreviato. Così poteva ottenere una condanna "scontata" di un terzo. 

I fatti risalgono all'inizio di agosto 2023: «In quei giorni ho risposto a un annuncio di lavoro pubblicato su Facebook - ha spiegato la vittima, marocchina 30enne che chiameremo Fatima, nome di fantasia per tutelarla dopo quello che ha subito. La donna aveva trovato quell'opportunità in un gruppo in cui signore di origine marocchina si aiutano e si confrontano: «Nell'annuncio c'era il numero di un certo Said, che mi ha dato appuntamento al capolinea del bus 68 di via Cafasso, a Borgata Sassi. Una volta lì, mi ha accompagnata vicino a un maneggio: “Tu dovrai pulire le stalle a fine giornata”».

Sempre secondo la versione che la donna ha riportato ai carabinieri della Stazione Barriera Casale, lui l'ha poi invitata a bere un caffè a un chiosco poco distante, nella zona del parco del Meisino. Un modo per far passare il tempo e aspettare la sera, quando l'uomo ha insistito per accompagnarla alla fermata dell'autobus. A metà strada, vicino alla diga sul fiume Po, Said le ha chiesto di sposarlo: «Cercavo proprio una ragazza come te». Di fronte al rifiuto di Fatima, lui ha estratto un coltellino e l'ha minacciata di morte: «Ti ammazzo, ti butto di sotto».

La ragazza ha tentato di fuggire e ne è nata una colluttazione, con lei che ha cercato di liberarsi mordendolo e prendendolo a pugni: «Mi ha raggiunto nella boscaglia, tirandomi per i capelli e per il velo. Io mi sono arresa e gli ho detto: “Fai quello che vuoi ma abbi rispetto”. Lui mi ha messo la faccia a terra, mi ha abbassato i pantaloni e mi ha violentata».

Dopo lo stupro, la trentenne ha dato corda a Said, dicendo che avrebbe «fatto di tutto per renderlo felice». Invece se n'è andata e si è rivolta agli avvocati Wisam Zreg e Iglifh Zorzi. Poi ha denunciato il 39enne: il fascicolo è finito nelle mani del pubblico ministero Davide Pretti, che ha ascoltato il racconto della ragazza e poi è riuscito a rintracciare il presunto stupratore, finito in manette un paio di mesi dopo i fatti. 

Le indagini si sono concluse poco dopo, con il rinvio a giudizio e l'udienza preliminare che si è conclusa oggi con la condanna a 7 anni (esattamente la pena richiesta dal pm). L'uomo ha sempre respinto le accuse: «Sono convinto che in appello ribalteremo la sentenza - commenta l'avvocato Marco Borio, che difende l'imputato - Secondo noi, ci sono tante contraddizioni nel racconto della donna».

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