Cerca

Dopo le parole del Papa sulla "frociaggine"

"Sono gay, ma celebro messa e confesso. Però mi astengo dai piaceri della carne"

Le confidenze di un anziano prete omosessuale. E in passato a Torino un sacerdote aveva contratto l'Aids

Il Papa

Francesco alla Cei

Oggi il teologo polacco Krzysztof Charamsa ha 53 anni e vive a Barcellona con il suo compagno. Nel 2015 Il suo “coming out” fece scalpore: rese pubblica la sua omosessualità e disse che viveva more uxorio con un uomo. Fu cacciato dal Vaticano e sospeso a divinis. Al di là dei suoi comportamenti, Charamsa non disse una parola in più o in meno di quelle pronunciate dal Papa davanti ai vescovi della Cei: «Nei seminari c’è molta “frociaggine”» e, dunque, «bisogna fare qualcosa». Per Charamsa è necessario «spalancare le porte della Chiesa ai gay». Per Francesco, invece, sarebbe necessario fare “pulizia”. Il tema è delicato e, a ragion veduta, bisogna dire che per la Chiesa l’inclinazione omosex non è un problema, neppure per gli ordinati che, come gli eterosessuali, si dovrebbero astenere dai piaceri della carne. Ma non sempre è così, anzi.

Il teologo polacco Krzysztof Charamsa

Se Francesco ha usato quei termini e quei toni, è perché spazientito da episodi generalizzati nei seminari italiani. Ovviamente quegli stessi episodi non sono stati resi pubblici, ma vengono confermati da numerosi prelati, gli stessi che ne hanno riferito al Papa. In passato, anche nella diocesi di Torino (retta da monsignor Roberto Repole) e in quella di Ivrea (il vescovo è monsignor Edoardo Cerrato), ci sono stati casi di seminaristi che hanno palesato, oltre i limiti consentiti da Santa Romana Chiesa, la loro omosessualità. Qualche anno fa, addirittura, un sacerdote contrasse l’Aids e seguì tutte le cure necessarie presso l’Amedeo di Savoia. Ma nessuna autorità sanitaria o ecclesiastica ne ha mai reso nota l’identità, pur confermando (sia pur ufficiosamente) la vicenda. Casi limite che, però, non sembrano turbare la trentina di seminaristi della diocesi subalpina e il più sparuto gruppo degli studenti del seminario di Ivrea.

Monsignor Roberto Repole

«Abbandoni dell’abito talare per questi motivi ce ne sono stati in passato - spiega un anziano sacerdote che chiede l’anonimato -. Io stesso credo d’essere omosessuale, ma ho fatto voto di castità e l’ho sempre mantenuto. Sono un sacerdote e come tale seguo le regole. Comunque sono favorevole alle coppie gay e le benedico, sia pur in forma privata e personale. Nella Chiesa, su questo argomento siamo più avanti che nella società, ma le chiassate di piazza non servono, anzi, spesso sono d’ostacolo». Il prete ricorda che «ci sono e ci sono stati», non solo parroci, ma anche vescovi e cardinali omosessuali e che è un errore grossolano «accostare l’omosessualità agli abusi sui minori, sia da parte di sacerdoti o di qualunque altra persona. Sono due cose completamente diverse». Certo, le parole del Papa, secondo il sacerdote, in questo momento non aiutano, «sembra che si sia tornati alla caccia alle streghe. Mentre un sacerdote santo può essere omosessuale, purché fedele al voto di castità».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.