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LA CLASS ACTION

«I respiratori Philips possono uccidere»: ora oltre 1 milione di europei potranno fare causa

Parte da Torino l'azione internazionale contro i ventilatori anti-apnea. Negli Stati Uniti l'azienda ha già pagato 1 miliardo di dollari

«I ventilatori Philips possono uccidere»: ora oltre 1 milione di europei possono fare causa

Foto di repertorio

Parte da Torino la prima azione collettiva europea a livello sanitario contro la Philips e i suoi respiratori anti apnea del sonno, accusati di essere pericolosi per chi li usa: lo studio torinese Ambrosio e Commodo promuove la "class action" per cui è già stato depositato un ricorso al Tribunale di Milano, firmato da una coalizione internazionale di avvocati, la Global Justice Network, presieduta dall'avvocato Stefano Bertone (socio dello studio torinese). E oggi l'iniziativa è stata presentata con una doppia conferenza stampa a Torino e Bruxelles.

Al centro della causa ci sono respiratori a pressione positiva continua delle vie aeree (Cpap) e i ventilatori meccanici salvavita, dispositivi che usano la pressione dell'aria per mantenere aperte le vie respiratorie durante il sonno. Vengono utilizzati principalmente da persone affette da disturbi dell'apnea notturna, compresi pazienti nelle unità di terapia intensiva e nell'assistenza domiciliare di chi soffre di gravi disturbi respiratori.
Il problema è che questi apparecchi, firmati dal colosso internazionale Philips, hanno un grave difetto di progettazione: quando sono accesi, i pazienti respirano particelle e gas generati dal loro isolamento interno, una schiuma fonossorbente che, con il calore e la pressione, si frantumano in più di 50 composti tossici emessi da questi dispositivi: molti di essi sono estremamente preoccupanti, tra cui noti agenti cancerogeni, irritanti e interferenti endocrini. Quindi possono provocare lesioni gravi e pericolose per la vita, tra cui malattie infiammatorie polmonari e autoimmuni: «Senza contare i danni psicologici, come l'angoscia e la paura generate dall'uso del dispositivo» sottolineano gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Commodo.

Secondo i documenti interni di Philips, oltre 1 milione e 200mila di persone hanno utilizzato questi respiratori in Europa per trattare i propri disturbi del sonno e problemi respiratori. In tutto il mondo sono 15 milioni, di cui solo 5 milioni negli Stati Uniti. Dove i documenti ufficiali mostrano come Philips fosse a conoscenza del problema fin dal 2008 e nel 2016 discuteva al suo interno del degrado della schiuma. Poi, nel 2020, la stessa società ha valutato l'esposizione degli utenti come "inaccettabile". Forse è anche per questo che la multinazionale ha già pagato 1 miliardo e 100 milioni di dollari "per risolvere il contenzioso per lesioni personali e l'azione collettiva per il monitoraggio medico al fine di porre fine all'incertezza associata al contenzioso negli Stati Uniti"

Ora anche gli utenti italiani e del resto d'Europa possono rivolgersi ai venti avvocati di quindici studi legali che aderiscono al Global Justice Network (GJN), una coalizione internazionale di avvocati che difende le vittime e i consumatori di tutto il mondo. E all'Adusbef, importante associazione di consumatori italiana: «Se l'azione collettiva avrà successo, come crediamo, tutte le persone colpite avranno la possibilità di aderire alla richiesta di risarcimento e di essere adeguatamente risarcite per i danni, sia fisici che mentali». E si parla di altri miliardi a carico del colosso olandese, di cui la Exor guidata da John Elkann detiene una quota del 17,51%, appena aumentata dal 15% (ma l'obiettivo è arrivare al 20%, il valore attuale per Exor è di 3,5 miliardi di euro). 

Può aderire non solo chi ha riportato danni fisici documentati ma anche chi sia stato costretto a scegliere fra rinunciare al ventilatore e usarlo comunque nonostante i rischi. Ma presto Philips li dovrà ritirare tutti: dopo un'azione inibitoria proposta a fine 2022, il Tribunale e la Corte d'Appello di Milano hanno imposto alla multinazionale di ritirare dal mercato italiano tutti i dispositivi pericolosi. Avrebbe dovuto farlo entro lo scorso anno e ora sta pagando una penale da 10mila euro al giorno, che durerà fino a quando non avrà concluso la campagna di richiamo.

È già stato creato un sito web per fornire informazioni agli utenti: www.cpapeurope-classaction.com

Intanto Philips ha replicato con una nota in difesa della sua posizione: «Nel giugno 2021 Philips ha avviato un avviso di sicurezza volontario per alcuni dispositivi per la terapia del sonno e ventilatori meccanici dopo essere saputo di potenziali rischi per la salute - replica la multinazionale nella nota inviata ieri pomeriggio - Test approfonditi, ancora in corso, hanno concluso che non emergono danni apprezzabili alla salute dei pazienti. Le nostre priorità sono la loro sicurezza e la qualità».

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