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Controparte
07 Settembre 2024 - 06:30
Bambini in classe
Negli ultimi anni, l'Italia ha assistito a una crescente presenza di atleti di origine immigrata o figli di un genitore autoctono e l'altro straniero nelle competizioni internazionali. Questo fenomeno ha trovato un apice significativo durante le recenti Olimpiadi di Parigi, dove numerosi atleti che hanno gareggiato per l’Italia hanno dimostrato il loro amore e la loro dedizione per il tricolore, contribuendo al medagliere nazionale e risvegliando un dibattito annoso: quello tra multiculturalismo e integrazione. Il multiculturalismo, un concetto che ha dominato per decenni le politiche delle sinistre in Italia e in Europa, si è basato sull'idea che diverse culture potessero coesistere all'interno di una stessa nazione senza necessariamente fondersi in un'identità comune. Questa visione, sostenuta dallo slogan "diverso è bello", ha cercato di promuovere l'inclusione rispettando le diversità culturali, religiose ed etniche. Tuttavia, in molti paesi dove è stata recepita, questa politica si è rivelata un fallimento. Prendiamo l'esempio dei Paesi Bassi, del Belgio e, in parte, del Regno Unito. Queste nazioni, tra le prime a implementare politiche multiculturali, oggi si trovano ad affrontare profonde divisioni sociali.
Nei Paesi Bassi, il multiculturalismo ha portato alla formazione di ghetti culturali, dove la segregazione è diventata la norma e l'integrazione una chimera. In Belgio, le tensioni tra comunità diverse hanno alimentato un clima di sospetto e intolleranza, rendendo difficile la coesistenza pacifica. In Gran Bretagna, l'ultimo attentato del 2024 ha messo in luce le crepe di una società che ha accolto il multiculturalismo senza riuscire a integrarlo nel tessuto nazionale. In questi contesti, il motto "diverso è bello" ha assunto un significato distorto, diventando il vessillo di un differenzialismo pericoloso e divisivo. La celebrazione della diversità, senza una concomitante enfasi sull'inclusione, ha creato una società a macchia di leopardo, con isole culturali ed a volte normative ( la sharìa) separate che non si toccano, se non in momenti di conflitto. La coesione sociale, pilastro fondamentale di qualsiasi nazione, ne viene compromessa. Al contrario del multiculturalismo, l'integrazione propone una visione di società più coesa, basata sull'accettazione dei principi fondamentali della costituzione italiana, sulla laicità dello Stato e sulla conoscenza della nostra cultura e della nostra storia. Questa visione, promossa principalmente dalla destra politica, non si riduce a un'idea di assimilazione forzata, ma mira a creare un percorso in cui le differenze culturali vengono smussate e armonizzate all'interno di un quadro comune di valori.
GIORGIA MELONI
L'integrazione, in questo senso, diventa un processo di costruzione di un'identità nazionale inclusiva, che non nega le radici culturali degli immigrati, ma le integra in un tessuto sociale condiviso. Questo approccio pone come priorità la coesione e l'unità nazionale, essenziali per il funzionamento di una società moderna. Un esempio concreto di questa visione è la proposta dello jus scholae, avanzata recentemente da un partito facente parte della compagine di governo. Questo principio, che prevede la concessione della cittadinanza a chi ha completato un ciclo completo di studi nelle scuole italiane, rappresenta un'opportunità per rafforzare l'identità nazionale attraverso un'integrazione sistemica nella società italiana. La scuola, infatti, è il luogo privilegiato dove i giovani, indipendentemente dalle loro origini, possono apprendere e interiorizzare i valori fondanti della nostra Repubblica. L’iniziativa sarebbe ovviamente aggiuntiva e non sostitutiva dell’attuale quadro normativo per l’ottenimento della cittadinanza. Contrariamente a quanto sostenuto da alcune forze politiche, lo jus scholae non è un principio di sinistra, anche se la sinistra cerca di impossessarsene. Al contrario, esso può essere interpretato come un rafforzamento dell'identità nazionale, in linea con le politiche della destra.
Consentire a chi ha completato un ciclo di studi in Italia di ottenere la cittadinanza non significa abdicare ai valori nazionali, ma piuttosto garantire che chiunque faccia parte della nostra società condivida i medesimi principi. Sarebbe una scelta coraggiosa e da grande statista se Giorgia Meloni, che ha dato prova di saper in qualche modo governare, numeri alla mano, l’immigrazione illegale anche con iniziative di respiro internazionale come il Piano Mattei, facesse sua anche la proposta dello Jus Scholae da sottoporre al voto del Parlamento. Il governo Meloni, espressione della destra politica, si trova oggi di fronte a una scelta cruciale: accogliere lo jus scholae come strumento per promuovere un'integrazione reale e duratura, o cedere alle pressioni di quelle forze interne alla compagine governativa che vedono in questo principio una minaccia alle vecchie bandierine acchiappavoti contro gli immigrati.
Oggi il “sentiment” degli italiani nei confronti dell’immigrazione è mutato, c’è la consapevolezza della sua necessità in un quadro di legalità.
E’ anche attraverso lo jus scholae che l'Italia può affrontare le sfide di una società sempre più globale, senza rinunciare alla propria identità. In un paese caratterizzato da una popolazione sempre più anziana, l'integrazione dei giovani di origine straniera rappresenta non solo una necessità demografica, ma anche un'opportunità per rinvigorire il tessuto sociale e culturale della nazione.
La scuola, in questo contesto, diventa l'agenzia di socializzazione per eccellenza, dove si possono costruire le basi di una società inclusiva e coesa. Il dibattito tra multiculturalismo e integrazione è destinato a rimanere al centro della scena politica italiana nei prossimi anni. Tuttavia, è evidente che la strada dell'integrazione, basata su valori condivisi e sull'accettazione delle diversità all'interno di un quadro comune, rappresenta la via più sicura per costruire un'Italia unita e forte. Il governo Meloni ha l'opportunità di guidare questo processo promuovendo politiche che rafforzino l'identità nazionale attraverso un'integrazione inclusiva e sistemica. In un'epoca di profonde trasformazioni globali, l'Italia può e deve diventare un esempio di come l'integrazione possa essere la chiave per una società coesa e prospera, capace di affrontare le sfide del futuro senza rinunciare ai propri valori e alla propria identità.
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