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I miliardari delle crypto
04 Dicembre 2025 - 14:20
Martedì 9 dicembre Twenty One Capital debutterà al Nyse attraverso la fusione con la Spac Cantor Equity Partners. A guidarla sarà Jack Mallers, figura di spicco del mondo cripto. Gli azionisti di maggioranza? Tether, emittente di USDT – la stablecoin più diffusa al mondo, che l’azienda stima usata da circa 500 milioni di persone – e l’exchange Bitfinex, entrambe sotto l’ombrello di iFinex. L’obiettivo è chiaro: accumulare e gestire bitcoin, offrendo un’esposizione quotata a chi preferisce la Borsa alla chiave privata. Un’idea che richiama il modello reso celebre da MicroStrategy di Michael Saylor. E intanto Tether accumula oro. A cosa puntano il misterioso Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, i miliardari delle crypto nonché soci della Juventus? Ecco gli scenari.
Lo sbarco a Wall Street
Twenty One Capital nasce per portare il “digital gold” nei listini tradizionali. Dopo la business combination, Tether e Bitfinex deterranno il 58,8% del capitale e oltre il 70% dei diritti di voto. Tether, da sola, esprimerà una supermaggioranza pari al 51,7% del voto. SoftBank Group, la holding di Masayoshi Son, manterrà una quota di minoranza rilevante, attorno al 24%. Il resto del capitale sarà in mano agli azionisti pubblici di Cantor Equity Partners e allo sponsor della Spac, Cantor Fitzgerald, la società della famiglia Lutnick; Howard Lutnick, già ceo, è stato nominato segretario al Commercio degli Stati Uniti.
La replica di Ardoino
Per Paolo Ardoino, ceo di Tether, è un caso da manuale di FUD: paura, incertezza e dubbio alimentate ad arte. In un aggiornamento pubblico ha ricordato che, alla fine del terzo trimestre 2025, Tether dichiarava circa 7 miliardi di dollari di capitale proprio in eccesso e 23 miliardi di utili non distribuiti: nel complesso, circa 215 miliardi di attivi a fronte di 184,5 miliardi di passività legate alle stablecoin. Un cuscinetto che, insieme ai rendimenti sui Treasury statunitensi – stimati in circa 500 milioni di dollari al mese – rafforzerebbe la tenuta dell’ancora. Secondo Ardoino, questi elementi non sarebbero stati ponderati adeguatamente nel giudizio di S&P.
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